di Ignazio Mazzoli – A distanza di 48 ore circa dallo straordinario successo ottenuto da Pierluigi Bersani, che anche Ciociari x Bersani e unoetre.it hanno sostenuto, si può fare qualche iniziale considerazione. Ma, prima vogliamo dire grazie a tutti coloro che hanno partecipato alle primarie, a quanti ci hanno aiutato nelle iniziative promosse per sostenere e scegliere il nostro candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del Governo italiano.
Già molti dei compagni ed amici che insieme a noi hanno lavorato in questo mese di campagna per le primarie del centrosinistra hanno espresso il desiderio e la volontà di continuare in un impegno politico per l’affermazione di una alternativa di centrosinistra che riesca a cambiare questo nostro Paese e anche questa provincia disastrata dal centrodestra dei Fiorito.
Faremo di tutto perchè sin dai prossimi giorni questa richista abbia una risposta.
Vogliamo intanto fare una riflessione in questo nostro giornale per capire in quale acque ci muoviamo. In Italia e in questa nostra provincia abbiamo visto definirsi un area, un popolo, una comunità di centrosinistra. Credo che nessuno oggi voglia cimentarsi oltre nella negazione di questa affermazione che per noi è testimoniata anche dalle iniziative a cui abbiamo dato vita ed in cui sono state sempre presenti alla pari le forze politiche che in questa comunità si ritrovano. In provincia di Frosinone siamo stati soli non più di 5 mesi addietro a ripetere per l’ennesima volta che bisognava ricostruire l’identità e l’inizitiva del centrosinistra qui in ciociaria e grande è stata la nostra soddisfazione quando anche attraverso una variegata presenza fisica abbiamo visto le rappresentanze di questo popolo intorno ad un tavolo per una conferenza stampa quale quella di sabato uno dicembre. Protagonista la voglia di sostenere un candidato ed un progetto. E, soprattutto una gran voglia di unità.
Oggi che si dice? Quali commenti circolano? Ce ne sono almeno due che meritano attenzione.
Il primo è quello che in qualche modo invoca il cosiddetto ticket. Che cos’è? Una accoppiata alla guida del governo composta da Bersani e Renzi. Sia la dizione che l’immagine della ipotetica testa del futuro governo italiano sono un scopiazzatura del politichese americano. Perchè non si parte dalla nostra storia e dalla nostra realtà? Credo che il candidato alla presidenza del Consiglio debba pensare e dare corpo al suo governo in termini di donne e uomini che guideranno questo Paese e quindi deve davvero guardarsi intorno con molta attenzione perchè quel governo che comporrà rappresenti la maggioranza che lo sostiene ed attraverso di essa questa nostra Italia. Penso che un eletto quando sarà proposto dal Presidente della Repubblica a formare un nuovo governo debba far espirimere tutta la maggioranza nel suo governo e non solo il suo partito. Se il Presidente incaricato giudicherà opportuna un’accoppiata con Matteo Renzi, fatte salve tutte le altre esigenze di alleanze e rappresentanza, non vedo nulla da eccepire.
Il secondo è quello che si sofferma sulla verifica se il PD con queste primarie sia diventato un partito contendibile? Qui l’arrovello mi si fa più intenso e forte. Partito contendibile che significa? Da chi deve essere conteso un partito? Questo termine “contendibile” mi pare un’altra espressione estrema come rottamazione. Non sto qui a spiegare il senso che do all’aggetivo “estrema”. Mi auguro che si capisca senza altro aggiungere.
Il capo di un Governo deve guardare ovunque. Chi guida un Paese, una Nazione deve governare l’intera società che è fatta anche di quelli di cui deve conquistare ancora l’epprezzamento e il consenso e di una parte che mai gli concederà alcuna delle due cose e di cui deve comunque tenere conto. Passi pure il ticket, sperando che lo chiamino diversamente, in lingua italiana.
Ma, contendersi un partito ingenera dubbi, perplessità e, direi sospetti. Una formazione politica è distinta dalla sua linea programmatica che deve essere chiara per sostenere gli interessi delle forze sociali che vuole rappresentare. Un Partito, per dirla con più precisione non può essere una minisocietà, ma una comunità con obiettivi ed una destinazione condivisi, con cui organizza consenso ed in questo lavoro è energia democratica che si confronta con altre energie analoghe.
La vita democratica interna si chiama partecipazione non contesa. Se chi chiede la “contendibiltà” con questo termine estremo vuole indicare un più vivo dinamismo nella selezione dei gruppi dirigenti, nel loro rinnovamento e nella loro qualificazione come non essere d’accordo, è quello che ci vuole. Ma perchè chiamare tutto questo contesa? Che c’è da contendersi? Il contendere è proprio di chi parte da posizioni inconciliabili. Questa voglia di contendibilità rivela ambizioni di snaturamento almeno di una grande parte del PD, quella parte che crede nelle politiche di centrosinistra che hanno al centro della loro vocazione la rappresentanza politica del lavoro. Credo che sia bene che si sappia che questa parte non è assolutamente disposta a farsi assoggettare dalle logiche utilitaristiche del capitale.
Questa richiesta di contendibilità mi fa nascere il dubbio che alcune forze, certamente potenti, vogliano ancora un PD instabile e lacerabile al suo interno e senza proposte chiare e precise. Serve, invece un grande partito popolare, vivacemente democratico, ma unito e non può esistere senza organizzazione e senza una presenza diffusa e attiva in tutto il Paese. Nel no al liberismo pronunciato da Bersani e a cui voglio credere leggo la speranza che il PD dovrebbe diventare non più contendibile fra posizioni inconciliabili. Questa sarebbe una vera conquista per garantire efficienza d’iniziativa democratica e costante adeguamento alle nuove necessità per non ricadere nelle condizioni che hanno prodotto la crisi gravissima in cui siamo precipitati. Da questo punto di vista le poche proposte di Renzi andavano esattamente in senso opposto.
Dice Stefano Fassina in una intervista che «Le differenze programmatiche tra le proposte del Pd di Bersani e quelle di Renzi sono significative su punti fondamentali come l’Unione europea, la politica estera, il lavoro, il welfare, l’intervento pubblico, il Governo Monti.» In ogni caso sul piano programmatico il messaggio di Renzi è secondario e per molti versi inconsistente. «Ha cercato la sua caratterizzazione quasi esclusivamente sul rinnovamento della politica e sul ricambio generazionale. – dice ancora Fassina – È su tale piano che è maturato il suo risultato. Un risultato importante e da raccogliere nell’accelerazione del giro di ruota promesso sin dall’inizio della sua segreteria da Bersani. Tutti nel Pd devono essere consapevoli dei messaggi delle primarie. Non è soltanto una responsabilità del vincitore ma di tutto il gruppo dirigente accelerare il giro della ruota». Detto questo con le parole di Stefano Fassina, però, c’è da dire che a me pare una scelta fredda operata a tavolino questa dell’attacco “sul rinnovamento della politica e sul ricambio generazionale” cha ha operato prevalentemente nelle situazioni di sofferenza dentro il Pd e meno nell’attrarre voti dalla cosiddetta antipolitica (in verità si deve chiamare antipartitismo).
In provincia di Frosinone i risultati raccolti da Matteo Renzi parlano forte e chiaro il linguaggio della polemica diretta contro i gruppi dirigenti locali e provinciali come è stato scritto nella gioiosa dichiarazione di Ivan Tavolieri per la vittoria di Renzi ad Atina. (vedi i dati raccolti da Patrizia Danella)
Anche qui è corretto fare qualche precisazione. Pur chi come me ha condotto dalle colonne di questo giornale la battaglia non solo per il rinnovanìmento dei dirigenti della Federazione, ma anche per un vero e proprio ricambio di quei dirigenti responsabili del fallimento della prima fase di costruzione del PD oggi non può non prendere atto che dei cambiamenti sono in corso. Come non apprezzare i nuovi giovani dirigenti per come hanno lavorato nella campagna delle primarie a partire dal segretario Sara Battisti.
Ma il problema vero sta appunto nel chiamare le cose sempre con il loro nome. Se è vero che il voto a Renzi è un voto di contestazione ad alcune incrostazioni che permangono nei gruppi dirigenti di questa federazione come di altre in Italia è altrettanto vero che un serio lavoro di superamento di queste circostanze toglierà acqua al bacino elettorale di Renzi. Non esistono in questa provincia di crisi occupazionale atroce donne e uomini che possono aver votato per l’inconsistente politica economica di Renzi. Ne sono certo.
Mentre esistono folti gruppo di appartenenti al PD ed al suo elettorato che hanno voluto ribellarsi ai valvassori e i valvassini che ancora strutturano troppe articolazioni territoriali dei democratici. Il messaggio di Renzi ha intercettato questa voglia di cambiamento troppo a lungo umiliata e frustrata. C’è una ribellione contro, non i vecchi genericamente intesi, ma contro la mancata attenzione ai problemi drammatici, contro le tifoserie, le camarille, le protezioni, il malcostume, per esempio, di chi può farsi i manifesti giganti a fronte di chi manco riesce a stamparsi i volantini.
Si, il titolo può essere “rinnovamento e ricambio della classe dirigente”, ma anche qui la risposta non sta nelle posizioni di Renzi, anzi ho il dubbio che esse possano essere di aiuto al ricambio di certa parte della “classe dirigente”.
Il problema vero va identificato in manifestazioni di malcostume, di arroganza di potere e nell’ingordigia elettoralistica di una parte dei dirigenti contestati, completamente dimentichi dei doveri di iniziativa politica, della guida della protesta, di ricerca delle soluzioni adeguate alle sofferenze in atto. E, da questo punto un partito che viva di finanziamenti resi disponibili da “privati” (imprenditori, banchieri, protagonisti della finanza) non mi pare che possa rimuovere le cause delle patologie che mortificano la trasparenza e la chiarezza e che il voto di questi contestatori giustamente indignati vuole combattere. Mi pare che la vera questione non sia l’età dei dirigenti. La vera questione è la cacciata dei mercanti dal tempio, per ricorrere all’efficacia della Bibbia.
I nuovi dirigenti ormai sono al banco di prova delle elezioni e quindi delle candidature. Bravi nelle primarie, sapranno leggere correttamente questa protesta per sgonfiare adeguatamente il risultato di Renzi?
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