Un messaggio di identità
di Fausta L’Insognata Dumano

Come un tam-tam si è diffusa la notizia della scomparsa di Bruno Ceroli. Il suo nome è preceduto da tanti sostantivi, che lo raccontano: il poeta, il sindacalista, lo storico, il politico.
Non ricordo bene come l’ho conosciuto, ah colpa forse di quel tedesco che rapisce ogni tanto la memoria. Certamente la location dell’incontro è Lisera, anche io sono affascinata da Lisera, poetico nome che il dialetto ha regalato a Isola del Liri.
Argomenti in comune nel corso degli anni sono stati tanti, tanto da ritrovarci spesso insieme, soprattutto con Eugenio Beranger. Loro due erano una miscela esplosiva. Ultimamente i nostri incontri si sono intensificati perché con Antonio, Claudia e Maria Angela stavamo preparando degli eventi a Isola.
Ogni volta che ci incontravamo regalava ad ognuno di noi i suoi scritti. Ogni tanto, velocemente un accenno alla sua salute, ma era molto schivo, considerando il mio cuore debole …
Il 2 Aprile 2023 un’estemporanea di letture al parco delle Meridionali, si potevano leggere 2 o 3 poesie, brani di prosa, ma quando è arrivato Bruno, nessuno di noi ha detto di rispettare i tempi. La voglia di sentire la sua voce ed una certa angoscia inconsapevole girava tra noi .
Giorni dopo ad Isolaliri si discuteva di identità. Sulla sua bacheca appariva una lettera aperta alle autorità istituzionali, religiose e laiche: ”perché non lasciate morire chi liberamente lo ha deciso in quanto malato terminale, sofferente o altro ancora. Ognuno deciderà secondo le proprie usanze e tradizioni della terra natìa. Chi da cattolici, chi da laico o qualsiasi altra fede religiosa. Chi vorrà farsi cremare, chi seppellire. Io vorrò un rito religioso, come tradizione nella chiesa di San Domenico presso casa mia. Ma prego le autorità tutte di non lasciare alle future generazioni questo enorme debito per tenere in vita carne malata, morente, per ambigui interessi politici, ove quasi spesso si nasconde un malaffare. Mi è uscita dopo una notte insonne.”
Avrei voluto correre in clinica, sapevo che era il testamento di un uomo, di un compagno.
IDENTITA’ si discuteva al convegno. Con lui muore l’ultima voce operaia, quella che sapeva narrare in prosa e in poesia. Tutte le cicatrici, le gioie dei successi, l’emozione delle ansie delle paure, i sentimenti che ancora oggi sin provano davanti al trenino che giace mutilato nel grande parco delle Meridionali.
Ciao caro Bruno!
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