Scuola, impresa e disciplina – 4

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Un’operazione discutibile

SCUOLA. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Per Domenico Di Fatta, dirigente scolastico del liceo Regina Margherita di Palermo, il più grande della Sicilia (con i suoi 2.040 alunni) e che ha il Les nella sua offerta formativa non ci sono dubbi: “Perché eliminarlo? – si chiede –. È in crescita negli anni come numero di iscrizioni e credo sia un percorso adatto ai nostri tempi. Si studiano due lingue, tra l’altro. L’unico percorso, oltre naturalmente al linguistico, in cui ciò accade”.

Per Di Fatta, “lo studio di materie come antropologia e sociologia, con diritto ed economia, è fondamentale per sviluppare un pensiero critico tra ragazze e ragazzi. Ebbene, con il made in Italy, oltre alla secondo lingua, sparirebbe lo studio di antropologia e sociologia, in favore di un taglio aziendalista e focalizzato sul marketing”. 

Per il dirigente scolastico, in sostanza, si è voluto costruire un percorso da professionale, “abbellendolo con il mettere davanti la parola ‘liceo’. Io la trovo una mancanza di rispetto proprio verso gli indirizzi professionali che meritano grande rispetto. Perché se proprio si voleva fare questa operazione (sulla scuola) si poteva benissimo pensare a un made in Italy nell’istruzione professionale, oppure rendere un percorso autonomo l’attuale Les – che oggi è un’opzione del liceo delle scienze umane – e fare del liceo del made in Italy un’opzione possibile per le famiglie”.

Insomma, al di là del giudizio che si dà su un’operazione discutibile come il liceo del Made in Italy, non si sentiva affatto il bisogno di cancellare un indirizzo di qualità come quello del Les.


da Collettiva

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