I quattro possibili rischi di Israele

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14 Ottobre 2023
Guerra in Palestina ©Isra AnsaGuerra in Palestina ©Isra AnsaGuerra in Palestina ©Isra Ansa

Possono mortificare la sua baldanza


di Alessandro Orsini

I quattro possibili rischi di cui parla Orsini
I quattro possibili rischi di cui parla Orsini

QUATTRO POSSIBILI RISCHI. Purtroppo l’Europa non può escludere che Israele perda la guerra contro il terrorismo giacché l’obiettivo oltrepassa le sue capacità. Le ragioni principali sono quattro.

In primo luogo, la guerra contro il terrorismo è stata persa persino dagli Stati Uniti. Peggio: quella guerra ha accresciuto il terrorismo spaventosamente. Dopo l’invasione di Afghanistan (2001) e Iraq (2003), gli attentati sono aumentati vertiginosamente in tutto il mondo; nuove potentissime organizzazioni sono nate, tra cui l’Isis e Boko Haram, come ho documentato nel mio L’Isis non è morto(Rizzoli).

Distruggere le organizzazioni jihadiste, senza rimuovere le cause del terrorismo, non porta frutti. La radice del terrorismo di Hamas è nell’occupazione dei territori palestinesi. Persistendo l’occupazione, il terrorismo si riprodurrà. Ecco alcune prove.

L’invasione americana del 2003 ha causato la nascita di al Qaeda in Iraq e poi dell’Isis.

L’invasione israeliana del Libano del 1982 causò la nascita di Hezbollah.

Israele aveva invaso il Libano per aumentare la propria sicurezza causando il suo tragico peggioramento. In modo analogo, è prevedibile che l’invasione di Gaza del 2023 avrà effetti “libanesi” sul terrorismo producendo la stessa eterogenesi dei fini del 1982.

In secondo luogo, Israele non può vincere la guerra contro il terrorismo giacché il terrorismo non è soltanto a Gaza. Hezbollah ha circa 100 mila militanti in Libano. Ai tempi dello scontro con Israele nel 2006, Hezbollah aveva circa 15 mila missili. Oggi sono decuplicati e possono colpire tutto il territorio israeliano.

150 mila missili in mano a un’organizzazione terroristica possono fare male. Hamas e Hezbollah, entrambi finanziati dall’Iran, sono legati da un patto per la vita che prevede che l’uno vada in soccorso dell’altro se Israele sta per eliminare uno dei sodali. Maggiore sarà il massacro di Hamas a sud, maggiori saranno le probabilità che Hezbollah attacchi Israele a Nord.

È improbabile che, in una morsa del genere, Israele possa eliminare ogni singolo militante di Hamas come Netanyahu promette.

In terzo luogo, l’eliminazione di ogni militante di Hamas richiederebbe molti anni perché Hamas acquisirà nuovi membri. Netanyahu durerà? Molti israeliani lo odiano; altri solidarizzano con i palestinesi dei territori occupati. Hamas ha già aumentato i propri consensi tra i palestinesi. È meno certo che Netanyahu aumenti i propri tra gli israeliani, tanto più che la sua strategia prevedeva di rendere Hamas più ricca consentendole di ricevere finanziamenti stranieri.

L’Autorità nazionale palestinese e Hamas sono rivali. Netanyahu pensava che, dividendo le due organizzazioni, avrebbe impedito la loro unione per la costruzione di uno Stato palestinese. Arricchendosi – Netanyahu pensava – Hamas non avrebbe avuto bisogno degli aiuti internazionali dell’Anp e le due organizzazioni sarebbero rimaste separate.

Gli israeliani sono furiosi per questa strategia esiziale.

In quarto luogo, la guerra a Gaza potrebbe causare nuovi attentati in Europa. Se accadesse, gli europei contrari al prolungamento della guerra aumenterebbero. Scholz invoca il massimo della violenza contro Gaza. Subendo un “Bataclan”, i tedeschi apprezzerebbero meno il suo estremismo.

Netanyahu deve fare presto a uccidere tutti i militanti di Hamas, ma ha poco tempo, e gli accordi di Abramo potrebbero disfarsi. L’Arabia Saudita incolpa Israele e il mondo islamico è con Gaza.

È possibile che questa guerra inneschi una serie di meccanismi a catena che, con gli anni, costringeranno Israele a ritirarsi dai territori occupati.

Le probabilità che ciò accada sono maggiori delle probabilità che Netanyahu estirpi il terrorismo.

13 Ottobre 2023


Alessandro Orsini

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