Uno strano uccello dalle ali di porpora

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7 Febbraio 2024
Dipinto di Gian Carlo RiccardiDipinto di Gian Carlo Riccardi

Per il 9° anniversario dalla sua morte*


di Gian Carlo Riccardi

Uno strano uccello dalle ali di porpora
Uno strano uccello dalle ali di porpora

STRANO UCCELLO. Seduto su una comoda poltrona a sdraio, medito sul riflusso delle onde marine. Accanto a me c’è il silenzio di un cielo parzialmente sereno e poi, gli scogli, flagellati dall’alternarsi di flutti schiumosi, sabbia mista a piccoli arbusti marini ed un pescatore di telline.

Cerco di riposare, lontano dai rumori e dal caos della città. Chiudo gli occhi, li riapro e tengo a freno il pensiero. Non è facile. Basta che io posi lo sguardo su un particolare della natura circostante che subito un brulicare di immagini affollano le stazioni del mio cervello.

“Chiuso per ferie” ho deciso di scrivere nella cavità della mia mente. Ma il volo di uno strano uccello dalle ali di porpora, mi conduce verso itinerari astratti e lontani. Decido, senza batter ciglio, di seguirlo.

Apro le braccia, le muovo, sempre più freneticamente fino a librarmi nel cielo. L’uccello è molto più veloce di me ed è difficile poterlo seguire. Sempre muovendo le braccia fendo l’aria, rasentando le onde, che sfioro per risalire nuovamente in alto.

Il mio uccello dov’è? Eccolo, sull’orizzonte roteare come una trottola, quasi volesse dimostrarmi la sua bravura. Poi giù in picchiata, tra le rocce. Viro a sinistra, sforzandomi di raggiungerlo. Sono a pochissimi metri mi getto tra gli anfratti degli scogli. Con immenso stupore vedo l’uccello scendere in picchiata verso uno spazio di mare racchiuso da alte rocce corrose dall’acqua marina.

Gian Carlo Riccardi
Gian Carlo Riccardi

Senza riflettere sul fatto che non sopporto la pressione dell’acqua, seguo il volatile, penetrando in un labirinto di masse calcaree sempre meno illuminate dalla luce esterna del sole. Ormai sono sceso di molti metri al di sotto della superficie del mare. Nelle mie orecchie strani rumori, simili a suoni si fondono ad un sottile ed incomprensibile vociare.

Come d’incanto l’uccello cambia i colori delle ali che dal rosso passano al turchese brillante e viceversa. Ora la profondità marina presenta uno spettacolo indefinibile. L’acqua tersa e trasparente scopre la bellezza di fondali da sogno, con miriadi di pesci colorati di varia grandezza che giacciono fermi intorno ad uno spazio circolare.

L’uccello vi è sopra e forma nell’acqua simmetrie concentriche e multiformi. Io approfitto di un piccolo masso sporgente per sedermi ed osservare, senza essere visto. L’uccello termina il suo volo al centro dello spazio. Uno strano movimento dell’acqua incomincia a provocare una specie di piccola erosione nella sabbia del fondo marino. Ora nella mia testa giungono chiare le voci di persone che stento a riconoscere, parenti, amici, conoscenti. Vorrebbero comunicarmi messaggi o forse soltanto saluti, ma un sibilo lungo e acuto dell’uccello copre le voci.

Non sento più nulla o quasi. Nello spazio circolare, le fenditure prodotte dall’acqua si sono completamente aperte lasciando liberi altri uccelli simili al mio. Il fondo s’increspa di onde e si oscura lentamente. Il mio volatile ora, privo dei colori iniziali si confonde con gli altri e tutti insieme, direi a centinaia, riprendono a salire velocemente.

Lascio il mio nascondiglio e prendendo forza mi unisco a loro. Risaliamo verso la superficie travolgendo tutto ciò che ci si oppone fino alla luce chiara della superficie che non tarda ad aprirsi per lasciarci passare.

Abbiamo riconquistato il cielo e in formazione compatta planiamo sulle onde per poi risalire e rituffarci di nuovo. Il gruppo degli uccelli si allontana sempre di più dalla mia spiaggia. Sono indeciso se seguirlo o tornare indietro.

Gian Carlo Riccardi


Gian Carlo Riccardi

Francesco Spilabotte

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