Preoccupante quanto avviene nel Paese

Ermisio Mazzocchi

ByErmisio Mazzocchi

17 Maggio 2024 ,
StatisticheStatistiche

Rapporto ISTAT e Banca d’Italia


di Ermisio Mazzocchi

Preoccupante quanto avviene nel Paese
Preoccupante quanto avviene nel Paese

PREOCCUPANTE Il Rapporto annuale 2024 dell’Istat offre un quadro d’insieme di ampio interesse, ma anche di straordinaria preoccupazione, da prendere in considerazione per compiere una valutazione su quanto avviene nel Paese.

Crolla il potere di acquisto, cresce la povertà, salari fermi, aumenta il lavoro povero. Cinque milioni e 752 mila persone hanno gravissime difficoltà economiche, sociali, personali e 1,3 milioni di minorenni sono in gravi condizioni materiali e sociali.

L’occupazione è cresciuta a ritmi sostenuti, trainata dai servizi e dalle costruzioni, spinte, quest’ultime, dai generosi bonus edilizi. Dobbiamo constare che la precarietà è aumentata se, come afferma lo studio Istat, è salita la quota di occupati a part-time e per le donne l’incidenza del part-time è quattro volte superiore a quella degli uomini, rispettivamente del 31,4% e 7,4%.

Salari fermi da 30 anni

Su tutto incombe il mancato adeguamento dei salari reali fermo da trent’anni con una crescita dell’irrisibile 1% rispetto al 32,5% registrato in media nell’area Ocse, in cui la Germania ha aumentato i salari del 10,5% e la Spagna del 15,2%.

A questo fosco quadro della situazione sociale ed economica occorre aggiungere che il Rapporto evidenzia un’emergenza della denatalità.

In Italia si contano poco più di 10 milioni e 330 mila giovani in età 18-34 anni con una perdita di oltre 3 milioni dal 2002 (-22,9%) e dal picco del 1994 il calo è di circa 5 milioni (-32,3%). Sono dati che rivelano la profonda criticità del Paese e che offrono una prospettiva non rassicurante.

Denatalità

E’ il caso delle previsioni demografiche che indicano una tendenza allo spopolamento e all’invecchiamento tanto che si ritiene che entro il 2042 la popolazione residente in Italia potrebbe ridursi di circa 3 milioni di unità e nel 2072 di oltre 8,6 milioni.

In un tale quadro il Mezzogiorno è quello più penalizzato. Rimane significativo che, secondo l’Istat, i giovani nel 2022, il 67,4% dei 18-34enni vive in famiglia (59,7% nel 2009) con valori molti in Campania e Puglia.

Non è da meno la situazione della provincia di Frosinone in cui il tasso di natalità è passata dal 6,4% per mille del 2021 al 6,3% per mille del 2022.

Appare evidente che la situazione è difficile. Molti settori dell’economia sono in crisi.  In particolare si assiste a un rallentamento dell’espansione dell’industria, anche se alcuni comparti delle costruzioni sostenuti dagli incentivi fiscali, quelli dei servizi e il turismo hanno segni positivi di ripresa.

Politiche finalizzate allo sviluppo

Per far fronte a tali problemi si richiederebbero adeguate risposte con delle politiche finalizzate allo sviluppo. Risposte che l’attuale governo non sta dando e si muove, al contrario, in un’ottica di breve periodo con interventi temporanei e frammentari.

Una dimostrazione che siamo di fronte a un fallimento delle politiche governative e all’incapacità della stessa Meloni, nonostante proclami propagandistici, a fronteggiare tale situazione che a definire drammatica è a dir poco.

Una tragica ironia vuole che mentre il presidente designato di recente, Francesco Chelli,
presentava il rapporto annuale dell’Istat, fuori della sede dell’Istituto nazionale di ricerca, era in corso la protesta di oltre 400 lavoratori rilevatori precari, gli stessi che hanno reso possibile il Rapporto, che rischiano di non vedersi rinnovato il contratto per i tagli all’istituto.

La beffa

Una situazione, che ha il sapore della beffa, che smentisce le trionfalistiche affermazioni della Meloni sulla crescita degli occupati.

Credo che le valutazioni riportate sullo stato socio-economico richiedano una decisa azione, soprattutto da parte delle forze democratiche e progressiste, in particolare del PD, per approntare un progetto che affronti i temi cruciali per superare le difficoltà in cui si trova il Paese.

Se guardiamo allo status di alcune province, come quella di Frosinone, ci si rende conto come sia necessaria e urgente un’azione incisiva a sostegno di una complessiva proposta per la loro rinascita e sviluppo.

Le ragioni di questa scelta sono evidenti di fronte al degrado e all’impoverimento della realtà territoriale di Frosinone, dove la desertificazione industriale provoca devastanti ripercussioni sull’economia e sulle precarie condizioni sociali con ricadute anche sulle province confinanti di Latina e Roma.

Stellantis addio

Dobbiamo tatare con rammarico, che l’industria automobilistica italiana, che poco interessa Meloni, incapace e non disposta a definire una efficace politica industriale, è ormai sulla via del tramonto.

L’obbiettivo era di 1 milione di auto entro il 2030 è fallito visto che nel 2023 la produzione in Italia di Stellantis si è fermata a poco più di 500.000 vetture.

La speranza di un intervento nella produzione di modelli Leapmotor della Cina in Italia si disciolta dal momento che il costruttore asiatico si limita esclusivamente alla commercializzazione e nessuna produzione in Italia.

Il colpo all’occupazione sarà durissimo dal momento che nel primo trimestre a Mirafiori, come a Melfi e a Cassino la produzione si è dimezzata e il ricorso alla cassa integrazione è costante.

Crisi demografica, livello d’istruzione, diritti del lavoro

E’ evidente che la denatalità, l’invecchiamento della popolazione e la citata desertificazione industriale sono i principali fattori che producono effetti di impoverimento della società e un progressivo rallentamento dello sviluppo economico.

Si apre, a fonte della situazione descritta, la necessità di attuare politiche rivolte a incentivare la crescita demografica, ad alzare il livello di istruzione, a regolare il mercato del lavoro e capaci di mettere in atto provvedimenti utili a garantire una crescita occupazionale.

Non sembra che il governo voglia affrontare con decisione problemi di tale dimensione, impegnato nelle sue iniziative riformatrici costituzionali che sono un attentato alla democrazia.

Si prospetta per tutte le forze democratiche, a mio avviso, un compito rivolto a impedire il degrado del paese in una ottica di lotta al nuovo feroce capitalismo e prospettare un’alternativa con una impostazione progettuale che garantisca diritti e progresso.

Il voto per una Unione Europea democratica e inclusiva, che sia orientata a garantire la giustizia e le uguaglianze sociali, resta fondamentale per impedire che il Paese scivoli verso una povertà sempre più diffusa e per affermare una politica di sviluppo democratico per assicurare un futuro, soprattutto alle nuove generazioni, di certezze, di diritti e di pace.

17 maggio 2024


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Ermisio Mazzocchi

ByErmisio Mazzocchi

Ermisio Mazzocchi: nato a Vetralla (VT) il 7 agosto 1946. E' laureato in Filosofia presso l'Università di Roma "La Sapienza". Nel 1972 è dirigente nel PCI nella Federazione di Frosinone. Dal 1985 assume l'incarico di Presidente della Confederazione italiana coltivatori (oggi CIA) che lascerà nel 1990 per ricoprire incarichi politici nel Comitato regionale del PCI e in seguito PDS del Lazio. Si è occupato di agricoltura e dei suoi prodotti come Presidente della Consulta regionale e nell'ambito dell'ARSIAL. Nel 2004 tiene su incarico dell'Università di Cassino un corso sul tema "Storia della bonifica pontina". Nel 2003 pubblica il suo primo libro sulla storia dei partiti cui segue il secondo nel 2011 sullo stesso tema. Il suo impegno politico è nel PD. Studia avvenimenti storici ed economici.

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