Caravaggio in Santa Maria del Popolo

Franco Di Pofi

ByFranco Di Pofi

6 Giugno 2024
Cappella Cerasi. Dipinti di Carracci e Caravaggio ©WikipediaCappella Cerasi. Dipinti di Carracci e Caravaggio ©Wikipedia

Perle d’arte nelle chiese di Roma


di Franco Di Pofi

Caravaggio: La conversione di san Paolo proprietà Odescalchi
Caravaggio: La conversione di san Paolo proprietà Odescalchi

CARAVAGGIO Nell’articolo pubblicato il 18 maggio 2023, ho già avuto modo di parlare della chiesa in oggetto, esaminando un capolavoro di Gianlorenzo Bernini: Abacuc e l’angelo.

Purtuttavia farò qualche accenno alla sua storia essendo una delle chiese più importanti di Roma. 

Non è certamente una chiesa nascosta tra i palazzi in vie sconosciute ai più. È situata in una delle piazze più belle e famose d’Italia: piazza del Popolo.

Anche chi di voi non fosse mai capitato in quei paraggi, l’ha sicuramente vista in televisione in occasione di centinaia di manifestazioni. Dall’alto di uno dei luoghi più romantici di Roma,  puoi osservare e notare che è diversa dalle altre.

Non è soffocata da palazzi… è uno spazio aperto. Da una piccola angusta piazzetta (abbattendo anche dei fabbricati), nel secolo XIX, il grande architetto Giuseppe Valadier creò uno spettacolo grandioso.

Devi andare sulla terrazza del Pincio per goderti l’insieme: un magnifico obelisco egizio del  1300 a.c. fatto portare, per nave, a Roma da Augusto. Belle fontane e statue. Alla sinistra noterai due chiese cosiddette “gemelle” ( in realtà sono diseguali) : Santa Maria dei miracoli e Santa Maria in Montesanto, alla destra Santa Maria del Popolo.

Caravaggio in Santa Maria del Popolo
Basilica Santa Maria del Popolo

Quest’ultima è, forse, la chiesa più ricca di opere d’arte a cura di grandissimi artisti del ‘500 e ‘600. Ricordo: Raffaello Bramante Pinturicchio Caravaggio Bernini…Sull’altare maggiore una preziosissima icona bizantina attribuita a San Luca: Madonna col Bambino.

È una chiesa molto antica ricca di storia e di leggende.

La leggenda

La chiesa insiste su di  una zona periferica e deserta dove la famiglia di Nerone aveva il suo sepolcro. Anche lo stesso imperatore fu sepolto in quel luogo. Si pensava, nel Medioevo, che le ceneri di costui fossero sotto un grande albero di noce.

Una piccola comunità, stanziatesi nel luogo, si rivolse a papa Pasquale II affinché li liberasse da streghe e demoni che, di notte, danzavano intorno all’albero. Il papa bruciò l’albero, disseppellì le ceneri di Nerone e le gettò nel Tevere. Nel 1099 costruì una cappella. 

Arriviamo al 1472 quando Sisto IV, l’artefice del rinascimento artistico di Roma, cominciò la costruzione della chiesa attuale. Lo stile rinascimentale, lo stile barocco, lo stile classico si uniscono in modo armonioso a formare un “unicum”.

La facciata è tipica delle chiese rinascimentali, semplice, quasi austera, con lesene a delineare le navate all’interno, lievemente modificata da Bernini ; la cupola insiste su di un tamburo ottagonale, accanto il campanile con cuspide conica in cotto, 4 pinnacoli stile tardo gotico. A chiudere un’ampia e alta scalinata retaggio di templi romani.

Interno: croce latina, tre navate, volta a crociera, quattro cappelle per lato, una cupola e presbiterio. In ogni cappella vi sono capolavori. 

Se avete poco tempo, entrate e, percorrendo la navata di sinistra, vi troverete difronte a una piccola cappella che a stento può contenere quattro persone che osservano i dipinti contemporaneamente. È la cappella Cerasi.

È piccola, ma contiene tre stupendi dipinti dei più grandi pittori del ‘600.

La pala d’altare rappresenta “l’assunzione della vergine” di Annibale Carracci ( uno dei pochi amici di Caravaggio) e di quest’ultimo, nelle pareti laterali, la “crocifissione di San Pietro” e la “conversione di San Paolo”.

Monsignor Tiberio Cerasi, ministro del tesoro di papa Clemente III, nel 1600,volle acquistare la cappella per essere ivi sepolto. Incaricò Carlo Maderno, uno dei più ricercati architetti dell’epoca per la sistemazione e i due artisti suddetti per la decorazione.

Nel 1601 il cardinale morì; continuò l’opera l’ospedale della Consolazione, erede legittimo. 

Caravaggio ultimò i suoi dipinti prima che fossero terminati i lavori della cappella. Fu, pertanto, pregato di tenerli nella sua bottega. 

La conversione di S. Paolo sulla via di Damasco, Particolare del secondo dipinto di Caravaggio
La conversione di S. Paolo sulla via di Damasco, Particolare del secondo dipinto di Caravaggio

La Conversione di San Paolo

Prima di osservare questa splendida tela occorre sapere che, ancora una volta, è la seconda versione dipinta da Caravaggio. 

Giovanni Baglione, pittore dell’epoca, sostenne che al suddetto l’opera era stata rifiutata. È nota l’antipatia del Baglione verso il collega di successo.

In realtà,  ognuno di noi si potrà rendere conto, osservando il primo dipinto, che è Caravaggio, avendololo sotto gli occhi ogni giorno, a convincersi che non fosse di suo gradimento. È così che ci lasciò il dipinto che ammiriamo nella cappella Cerasi. 

Saulo, questo era il nome di colui che sarebbe diventato, con San Pietro, il massimo rappresentante della religione cristiana. Era uno dei più tenaci avversari di detta religione e un accanito persecutore.

Un certo giorno, con i suoi accoliti, stava recandosi a Damasco con lo scopo di stanare e uccidere gli adepti di questa nuova fede. Galoppava veloce come se temesse di non trovare i cristiani ; lo sguardo, pieno di ferocia, fisso davanti a sé; improvvisamente una luce accecante proveniente dal cielo fece imbizzarrire il cavallo e Saulo fu sbalzato a terra.

Mentre cadeva sentì una voce “Saulo Saulo, perché mi perseguiti”… Dopo una vita dissoluta, in quel momento, inizia la conversione di San Paolo. 

Primo dipinto

Caravaggio. Conversione di S. Paolo - Primo dipinto
Caravaggio. Conversione di S. Paolo – Primo dipinto

Un quadro pieno,forse, di troppe  figure che si accavallano sulla scena. Un Cristo che piomba a volo su Saulo accompagnato da un angelo o trattenuto? Nella fretta spezza, addirittura, i rami di un albero.

Un armigero alza la lancia a difendersi da qualcosa che non capisce; Saulo mezzo nudo si copre gli occhi con fare disperato; un cavallo si gira minaccioso contro Gesù. Elmi, armi e rami spezzati dappertutto.

Tutto questo Caravaggio lo aveva raffigurato su tavola di cipresso e, vista la cappella terminata, si rese conto che il dipinto non poteva adattarsi allo spazio troppo angusto della stessa.

Fece così la seconda versione in tela, completamente differente, con buona pace del suo nemico. Il primo quadro è, oggi, proprietà della famiglia Odescalchi.

Secondo dipinto

Caravaggio. Conversione di S. Paolo - Secondo dipinto
Caravaggio. Conversione di S. Paolo – Secondo dipinto

Abbiamo messo le solite monetine e ci appare, nel suo splendore, un quadro assolutamente diverso da quello che ho prima descritto. Ebbi la “ventura” di vedere quest’ultimo, nel 2010, alle scuderie del Quirinale, quando misero a confronto i due dipinti.

Generalmente Caravaggio ritoccava i quadri che gli rifiutavano; qui stravolge completamente la scena. I tanti personaggi sono ridotti a tre. Un cavallo che occupa buona parte della tela, Saulo, sbalzato a terra con le braccia aperte verso il cielo, un vecchio servitore che tiene fermo il cavallo.

Come sarà arrivato Caravaggio a cambiare in modo così drastico la scena del dipinto? Poteva effettuare qualche modifica disegnando sulla tela.

Una ipotesi  attendibile è la seguente: dopo la morte del cardinale Cerasi gli eredi sono dei religiosi che, sicuramente, hanno notato il quadro depositato nella bottega del grande pittore e, visto Gesù che si precipitava dall’alto quasi a ghermire la preda Saulo, gli hanno fatto presente che negli “Atti degli Apostoli” è solo una voce quella che dialoga con Saulo. 

Caravaggio comprende e ci regala il meraviglioso dipinto che oggi possiamo ammirare. 

Guardando si respira un’aria di pace. Il cavallo imbizzarrito dal fulmine è calmo e alza la zampa per non ferire il padrone; lo stalliere è assorto nel suo compito di tenere l’animale. 

Non c’è più il parossismo del primo quadro, al posto di un Saulo mezzo nudo, con la barba e un adipe prominente,  vi è un giovane con indosso la divisa di soldato di Roma (Saulo era un ebreo romano) con affianco una spada ormai inutile.

Saulo ha gli occhi chiusi per una momentanea cecità dovuto alla luce che lo ha colpito, ma la  posizione delle mani, aperte verso il cielo, sembrano dire “mi hai chiamato, eccomi sono pronto ai tuoi voleri”. Non c’è più il terrore dovuto al forte tuono, al fulmine, che facendo imbizzarrire il cavallo, l’ha scaraventato in terra.

Saulo è sereno. È la serenità del santo. Cambierà il nome in Paolo (piccolo, umile).

È stato scelto da Gesù in modo violento per rispondere alle sue violenze verso i cristiani e al suo proposito di perpetrarle a Damasco. E lui, Paolo, accoglie le parole di Gesù che  lo invitano a recarsi a Damasco, cercare il sacerdote Anania che lo avvierà  al suo apostolato, alla santità. 

 Nel primo dipinto c’erano i rimasugli di pittura del ‘500, qui Caravaggio torna alla sua pittura.

Dipinge un cavallo che occupa gran parte della scena tanto da far scrivere a Roberto Longhi, storico d’arte del ‘900 “quel dipinto potrebbe avere il titolo di  conversione di un cavallo”.

In realtà la pittura di Caravaggio è la più ricca di simbologie; quel cavallo rappresenta la irrazionalità del peccato (l’animale non ha ragione), l’enormità del peccato di Saulo. La luce è il simbolo della “grazia”, il servitore rappresenta la “ragione”.

L’attenzione posta dall’artista nel dipingere è palese nella resa dei particolari. Nella scena, altamente plastica, appaiono il realismo delle rughe sulla fronte del servitore e delle incredibili vene nella sua gamba, i particolari anatomici del piede alzato del cavallo, la bella criniera.

E, ancora, il calzare originale del piede di Saulo, la sua divisa vezzosa nella fascia sul petto, nel fiocchetto e nelle maniche.  La spada e l’elmo dell’epoca dell’artista. La spada l’aveva ben conosciuta.

E, per finire, splendidi colori che cambiano con la luce e l’ombra sapientemente “sparse” dal genio di Caravaggio. L’esempio è la divisa di Saulo che passa dal rosso mattone al rosso più scuro. Ho impiegato molto tempo e molte monetine per osservare un solo dipinto.

Andate in orari con minore afflusso di gente per non correre il rischio di entrare e uscire dalla cappella per dar modo agli altri di osservare. 


Il pittore Caravaggio

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Franco Di Pofi
Franco di Pofi

Nato a Ceccano il 16 maggio 1943, residente a Roma dal 1968. Sposato, due figli e cinque nipoti. Diploma di geometra conseguito presso l’istituto tecnico “Leonardo da Vinci” di Frosinone. Frequenta la facoltà di sociologia negli anni ’70 e facoltà di lettere ad indirizzo storico artistico negli anni ’90. Conosce francese e inglese, cominciato a studiare quando avevo già 50 anni. Funzionario Regione Lazio in pensione. Attivista politico nel P.S.D.I. dal 1963. Membro esecutivo provinciale giovanile (Frosinone). A Roma nel dicembre 1968 continua l’attività politica. Membro esecutivo provinciale, membro comitato centrale. Incarichi di governo: consigliere VIII circoscrizione, vicepresidente ospedale S.Eugenio, consigliere casa di riposo s. Francesca Romana. Interessi: storia dell’arte, letteratura, musica classica e operistica, teatro, cinema. Sport praticati: calcio, karate, sci. Ancora attivo nel tennis. Fanco Di Pofi su UNOeTRE.it



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Nato a Ceccano il 16 maggio 1943, residente a Roma dal 1968. Sposato, due figli e cinque nipoti. Diploma di geometra conseguito presso l'istituto tecnico "Leonardo da Vinci" di Frosinone. Frequenta la facoltà di sociologia negli anni '70 e facoltà di lettere ad indirizzo storico artistico negli anni '90. Conosce francese e inglese, cominciato a studiare quando avevo già 50 anni. Funzionario Regione Lazio in pensione. Attivista politico nel P.S.D.I. dal 1963. Membro esecutivo provinciale giovanile (Frosinone). A Roma nel dicembre 1968 continua l'attività politica. Membro esecutivo provinciale, membro comitato centrale. Incarichi di governo: consigliere VIII circoscrizione, vicepresidente ospedale S.Eugenio, consigliere casa di riposo s. Francesca Romana. Interessi: storia dell'arte, letteratura, musica classica e operistica, teatro, cinema. Sport praticati: calcio, karate, sci. Ancora attivo nel tennis.

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