L’Europa come sarà dopo l’8 e il 9 giugno?

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Le ragioni del voto, quali prospettive d’impegno


di Ignazio Mazzoli

Europa come sarà dopo l'8 e il 9 giugno?
L’Europa come sarà dopo l’8 e il 9 giugno?

EUROPA Dalle urne è uscita un’Italia politicamente più dinamica certo, ma anche un’Europa più “minacciosa” e probabilmente meno disponibile a dare risposte al disagio di moltissime e moltissimi.

Come regiscono i mercati

Intanto ci sono queste scenari che da ieri si sono evidenziati nei mercati finanziari, subito dopo il voto europeo. Ne fa le spese l’euro, “calato sul dollaro, ma anche i titoli di Stato con annessi spread” scrive l’ ‘Avvenire’ ”.

I mercati vanno presi con le molle, ma i ragionamenti un po’ spicci, in epoca di software sofisticati e velocissimi possono ispirare valutazioni più generali.

Da ieri l’Europa tutta appare un po’ meno affidabile anche ai mercati.

Figuriamoci a chi, come lavoratrici e lavoratori e cittadini che dai mercati sono terremotati in continuazione con i pesanti disagi sociali figli del cosiddetto riformismo d’ispirazione liberista: generosi sostegni all’impresa, tagli feroci alla sanità pubblica (per favorire l’espandersi di quella privata), alla scuola, all’insieme dei servizi sociali e in primo luogo con gravi ferite e mortificazioni ai diritti del lavoro e dei lavoratori, donne e uomini.

Non ci dimentichiamo della voglia di privatizzazioni selvagge, anche a costi di svendita pur di farle (ndr).

Ma, per restare al mondo delle politiche economiche, tutte le principali obbligazioni governative continentali hanno già visto crescere i propri tassi di interesse. E qualcuno ha sofferto più degli altri: la Francia, al centro del terremoto politico più marcato, ma anche l’Italia. Lo spread, infatti, è risalito a 144,3 punti oggi 11 giugno (massimo da fine 2023).

Timore dell’incerto

Cosa spinge gli investitori allo scetticismo? Il problema non esiste in un solo paese, quindi non solo in Italia, anche se qualcuno si prova a definirla particolarmente “stabile”, ma l’incertezza nasce dal contesto con cui ogni Paese dovrà misurarsi.

Perché? Per il quadro politico. Tengono i Popolari, ma avanza l’estremismo nero. Primo partito in Francia (Macron si dimette) e in Austria. In Germania vola l’Afd (neonazisti). In Italia rivince Meloni consolidando il governo di destra-destra.

Nel nuovo Parlamento europeo la cosiddetta maggioranza Ursula pare in grado di reggere (questo ci dovrebbe rassicurare? Lasciamo stare per ora). I leader, però che la compongono sono senza dubbio indeboliti, dal momento che non potranno non tenere in maggior conto le pressioni centrifughe delle destre in ascesa e dello scarso entusiasmo per “opzioni chiave” come il debito comune.

Morale, se volete un po’ egoista: il rischio di un’Europa meno disposta a fare sconti, o meno tollerante, si rivelerà, a partire, probabilmente proprio nei confronti dell’Italia, con il suo rapporto debito/Pil al 137,3%, secondo solo a quello della Grecia (che peraltro può contare da tempo su uno spread più basso).

Cosa potrebbe cambiare o cosa cambierà

Inoltre c’è anche che l’Italia, come il resto d’Europa e non solo, ha beneficiato di un clima sui mercati, di sorprendente stabilità, in cui la crescita economica pur in rallentamento (ieri si ragionava di un possibile +1% per il Pil nel 2024) è stata ritenuta più che sufficiente a fugare ogni timore di sostenibilità dei conti pubblici sul medio-lungo periodo: la conferma è nei rating, intatti da due anni, e in uno spread fino all’altro ieri vicino ai minimi storici.

Una musica destinata però a cambiare per più motivi. Accanto alle incognite politiche dei prossimi mesi, quando si definiranno i rapporti di forze e gli equilibri politici dentro la futura Commissione, ci saranno anche altre variabili destinate a pesare sulle Obbligazioni, a partire dalla continua riduzione del programma di acquisti da parte della Bce e dal possibile disallineamento delle politiche monetarie con la Fed USA.

Quindi dopo aver accennato a queste prime avvisaglie si può dire che il voto del fine settimana scorsa rimette tutto in discussione, comprese quelle certezze granitiche su cui i mercati hanno costruito la fiducia degli ultimi anni e de essi il piccolo segnale è arrivato.

Il quadro politico europeo

Segnali più visibili arrivano tuttavia dal quadro politico che è caratterizzato soprattutto dagli accadimenti socio-elettorali di Francia e Germania dove si scontano grandi sofferenze: la paura della guerra in cui l’atlantismo ci sta spingendo e i gravi disagi sociali ed economici che spingono alla lotta larghi strati di popolazione.  

In Francia è avvenuto quasi settimanalmente in alcuni mesi recenti, ma anche le lavoratrici e i lavoratori italiani hanno dato vita a vivaci movimenti per i salari adeguati al lavoro, a partire dal salario minimo, la difesa dei diritti di parità e di libertà delle donne e per il diritto ad una sanità pubblica efficiente. Ma non solo.

La cause del terremoto

Mi pare che Pace e Diritti sociali siano le due molle che hanno disegnato questo voto e il non voto. L’astensione, soprattutto, nel voto europeo, in Italia è stata quanto mai alta. Meno di un italiano su 2 si è infatti recato alle urne.

Un risultato negativo storico, visto che per la prima volta in una elezione nazionale la soglia del 50% è stata sfiorata ma non raggiunta. Non era mai successo che meno di un italiano su due non andasse a votare per il rinnovo del parlamento europeo.

Come si parla del voto

Alcuni commentatori, invece, stanno puntando ad attribuire i risultati di PD¹ e AVS² ad alcune candidature.

Credo che sia un modo sbagliato e deviante di analizzare il risultato del voto anche se alcuni brillanti risultati personali, innegabilmente ci sono stati, ma andrebbero verificati nei reali contesti territoriali dove si sono verificati e rapportati agli attacchi avversari subiti e respinti da quei candidati e dal loro partito in quelle aree. Vedi Puglia e ed Emilia Romagna.

Ma come si fa a vedere solo il successo personale e non considerare la certa ossatura di partito che ha deciso di reagire, forse dopo troppo tempo, ma mobilitandosi a dovere e avendo saputo individuare anche delle formidabili candidature di indipendenti; condizioni indispensabili senza le quali non ci sarebbero stati gli esiti che abbiamo di fronte.

Eppur si muove: certamente, perché al consolidamento della leadership Meloni finalmente appare con una certa evidenza la risposta elettorale dal fronte di centrosinistra e della sinistra con i due brillanti risultati del PD e di AVS.

Le novità

La battaglia contro il riformismo di matrice liberista è una cosa ed oggi è certamente evidente rispetto al passato, nella iniziartiva politica e in quella sindacale, la lotta contro i cacicchi è ben altra cosa e richiede una fermezza di lunga lena ed una vigilanza continua, ma oggi la ripresa di fiducia verso le formazioni di sinistra c’è ed è la vera novità di questo voto e nessun rilancio di individualismi creati ad arte può mistificarla.

Infatti affermano anche alcuni analisti: «La loro crescita (quella del PD ndr), unita a quella di Alleanza Verdi Sinistra, è il prodotto di una tendenza abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale».

«I due partiti principali, Fratelli d’Italia e Pd, si sono rafforzati: questo resta il dato principale», spiega Salvatore Vassallo, del Cattaneo. Il voto statuisce una bipolarizzazione. «Solo che il centrodestra dispone di una coalizione, il centrosinistra no», ricorda Pregliasco. Amara verità.

Il M5S è al di sotto delle aspettative. Conte puntualizza consapevolmente  «Restiamo incompatibili con la destra», afferma che occorre una riflessione seria. Problemi sicuramente ci sono e non di facile e rapida soluzione.

«I giudizi dei cittadini sono inappellabili – dice Conte – Prendiamo atti di un risultato sicuramente deludente. Potevamo sicuramente fare meglio, cercheremo di approfondire le ragioni e faremo una riflessione interna per capire le ragioni di un risultato che non è quello che ci aspettavamo. I nostri europarlamentari saranno assolutamente coerenti rispetto agli impegni presi in campagna elettorale».

Resta il problema dell’unità con le forze che non hanno aderito alle scelte di Conte e che hanno come riferimento Di Battista. Il M5S è da seguire con interesse e comprensione per le decisoni che produrranno.

L’alternativa possibile

Avendo chiaro un obiettivo:  «C’È UN’ALTERNATIVA POSSIBILE al governo Meloni: la somma di Pd, M5s e Avs e degli altri partiti progressisti è nettamente superiore alla maggioranza di governo», commenta il capogruppo alla Camera Francesco Boccia.

In realtà le opposizioni (compresi i centristi) stanno attorno 47-48%, mentre il centrodestra si attesta vicino al 46%. Un sostanziale equilibrio, da modificare: con una forte volontà politica senza egoismi.

Guardando avanti, è necessario riflettere rapidamente su come il centrosinistra e anche il sindacato intendano fermare l’attuale deriva.

Bisognerebbe togliere all’estrema destra gli argomenti e gli strumenti per riproporsi e questo però dipenderà molto dal convincimento reale che non si può continuare con la politica dei veti reciproci.

Serve una vera coalizione

Le coalizioni si possono costruire. Anche nell’area progressista e anche contro questa destra-destra sapendo condividere obiettivi comuni sui quali già esistono non solo convergenze ma elaborazioni comuni.

Si tratta di evitare pregiudizi pretestuosi ed egoismi identitari. È nell’interesse del popolo italiano.

Salario minimo, risanamento della sanità e rilancio della scuola pubbliche sono le priorità, ma anche il no all’autonomia differenziata e al primariato. Aggiungo che si può stare dalla parte dell’Ucraina anche senza soffiare sul fuoco della terza guerra mondiale.

Senza stupirsi, il punto di fondo è di riuscire in qualche modo a portare avanti alcune delle politiche già intraprese in passato, tenendo conto degli anni di austerità e neoliberismo che abbiamo vissuto. La strada è chiaramente in salita.

Ma già ci sono cantieri all’opera nei territori. Ne cito uno che mi sembra esemplare: quello di Ceccano in provincia di Frosinone, dove tante forze diverse si fanno argine contro le destre e su proposte concrete e condivise costruiscono giorno per giorno l’iniziativa e l’unità.

Seguiranno cronache e commenti sui voti delle amministrative

Note
1. PD: Partito Democratico
2. AVS: Alleanza Verdi-Sinistra
articolo aggiornato il 12 giu 24 alle 08,07

Flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo

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ByIgnazio Mazzoli

Nato nel 1943. Fondatore e direttore di UNOeTRE.it. Risiede a Veroli in provincia di Frosinone. Lazio. Italia.

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