Acciaierie d’Italia. L’industria dello scandalo

Taranto. Noi non dimentichiamo i complici del nostro genocidioTaranto. Noi non dimentichiamo i complici del nostro genocidioTaranto. Noi non dimentichiamo i complici del nostro genocidio

Nota stampa a nome delle associazioni in calce*


da Genitori Tarantini

Acciaierie d’Italia. L'industria dello scandalo
Acciaierie d’Italia. L’industria dello scandalo Bambini: le vittime di Taranto e delle sue polveri dell’acciaieria

ACCIAIERIE Il popolo italiano tutto sarà felice di sapere che Acciaierie d’Italia ha accumulato debiti per svariati miliardi di euro, oltre quelli già utilizzati per tenere in vita l’impianto, pagati, tra l’altro, da tutti i contribuenti italiani: una catastrofe economica senza precedenti che peserà, come già nel recente passato, su ogni cittadino di questa nazione. 

Di che si parla

Eppure, in perfetta continuità con i governi precedenti, anche quest’ultimo si muove come un elefante in una cristalleria per rassicurare che per l’acciaieria tarantina è previsto un futuro roseo, con una fila di acquirenti che nemmeno al CUP di una ASL si riesce a immaginare.

Non pensano, premier e ministri, che l’acciaieria è proprio al centro del SIN (Sito di Interesse Nazionale) tarantino, la cui bonifica è totalmente a carico proprio del governo. No, da dodici anni a questa parte i vari governi che si sono succeduti, compreso quello attualmente in carica, hanno prodotto decreti-legge per favorire la continuità produttiva in danno dell’ambiente e della salute umana.

Sono talmente attenti alla promozione della continuità produttiva che vendono come realizzabile la visione favolistica di un’acciaieria “pulita”, con l’idea della decarbonizzazione (che vuol dire produrre senza carbonio) attraverso l’utilizzo di forni (inquinanti) non in sostituzione degli altoforni, ma da affiancare a questi.

Si spingono anche più in là, con la propaganda ingannevole: parlano di acciaio prodotto con idrogeno verde, un’idea che vedrebbe la luce tra vent’anni e con un costo di venti miliardi. 

Benzene: causa primaria di leucemie nei bambini

Certo, nonostante la produzione sia al minimo storico, i problemi di inquinamento restano reali e gravissimi: i picchi di benzene continuano a inanellare record su record. E sono record negativi, per la salute umana.

Come ben dimostrato da studi e relazioni tecnico-scientifiche, il benzene è considerato la causa primaria di leucemie nei bambini. 

Nonostante ciò, i sindacalisti genovesi della triplice alleanza, sostenuti dalle loro burocrazie nazionali, che pure sono a conoscenza di quanti e quali danni la produzione a caldo produca all’ambiente e agli esseri umani, chiedono urgentemente un aumento della produzione dell’acciaieria tarantina, con il ritorno in funzione di un secondo altoforno da affiancare a quello attualmente attivo, altrimenti per il nord si prevedono tempi bui.

Bisogna continuare ad ammalarsi e a morire, a Taranto, per arricchire il nord.

A loro poco sembra importare che troppi bambini, a Taranto, si ammalino, al pari di donne e uomini di ogni età, e che vengano penalizzate, fino ad annullarle, attività secolari sostenibili, come pesca e mitilicoltura, agricoltura e allevamento.

Morire per cosa?

A loro serve acciaio da lavorare “a freddo”, con nessun rischio per la salute degli operai e dei cittadini di Genova, dove la produzione “a caldo” è stata chiusa venti anni fa perché incompatibile con la salute e la vita degli esseri umani.

Per loro contano solo i morti per incidenti sul lavoro, non quelli causati dall’interesse economico (o “strategico”, per usare un aggettivo caro ai governi di questi ultimi decenni): i periti nominati dal Tribunale di Taranto hanno evidenziato quanto le emissioni della più grande e inquinante acciaieria europea, vera vergogna nazionale sostenuta anche dai politicanti di ogni colore, siano state considerate pericolose per la salute umana.

Sì, si fanno chiamare sindacalisti, ma sono i primi, insieme ai loro colleghi di Taranto, ad aver tradito il primo impegno del Sindacato: tutelare la dignità del lavoro. 

La giostra, però, deve continuare a girare, a qualsiasi costo, a qualsiasi prezzo, fino a portare Taranto nella lista mondiale delle “zone di sacrificio”, spesso create dalla collusione di governi e imprese, i cui cittadini vengono trattati come “usa e getta” (Rapporto della Commissione dei Diritti umani dell’Onu, gennaio 2022). 

Danni e responsabilità

Perdite economiche miliardarie, cassa integrazione a livelli mai visti, disoccupazione con percentuali più che critiche, malattie e morti in numeri insopportabili, dignità del lavoro calpestata, pari dignità tra cittadini della nazione negata sono solo alcuni dei punti che fanno dell’affaire ex-Ilva il più grande scandalo e la più grande vergogna della storia della Repubblica italiana. 

Le colpe di politicanti e sindacalisti verranno smascherate, questo è certo.

Magari già il prossimo 25 giugno, giorno in cui la Corte di Giustizia dell’Unione europea leggerà le proprie conclusioni in merito all’azione inibitoria che 10 adulti e un bambino di Taranto hanno presentato presso il Tribunale di Milano contro Acciaierie d’Italia spa, Acciaierie d’Italia Holding spa e Ilva in a.s. 

Mancano solo dieci giorni. Noi attendiamo. 

*Associazioni firmatarie: ANTA (Associazione Nazionale Tutela Ambientale); Associazione Genitori tarantini; Associazione Lovely Taranto; Associazione Noi; Associazione Peacelink; Comitato Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti; Comitato per il Parco del Mar Piccolo; ANIEF (Sindacato Scuola); LMO (Sindacato Lavoratori Metalmeccanici Organizzati)

ANTA

Genitori tarantini

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