Russia e Ucraina sono obbligate a trattare

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Ecco perché la pace adesso


di Fulvio Scaglione*

Russia e Ucraina sono obbligate a trattare ZELENSKY PUTIN FANPAGE 400 min
Russia e Ucraina sono obbligate a trattare Zelensky Putin ©Fanpage

RUSSIA E UCRAINA La cosiddetta “proposta di pace” avanzata da Vladimir Putin e le conclusioni della cosiddetta  Conferenza di pace in Svizzera, con tutti i loro limiti, hanno comunque introdotto toni nuovi nella gestione della crisi tra Russia e Ucraina-Occidente. Putin ha insistito sul fatto che la sua proposta era mirata non a un cessate il fuoco ma alla conclusione definitiva della guerra.

Dalla Svizzera molti degli intervenuti hanno sottolineato la necessità di coinvolgere la Russia in futuri incontri e gli stessi ucraini (cfr il ministro degli Esteri Kuleba) hanno ammesso la possibilità di trattare direttamente con esponenti russi, cosa che avevano escluso persino per legge.

Novità e aperture piccole rispetto alla enorme tragedia della guerra. Che offrono però uno spiraglio in cui gli Stati Uniti, con la Russia il Paese decisivo nella gestione della crisi, possono approfittare senza indugio se vogliono conseguire il duplice obiettivo di proteggere l’Ucraina e garantire la sicurezza in Europa. E lo stesso si può dire per la Russia, anche se ovviamente per ragioni diverse. Vediamo perché.

La natura della guerra

Dal tentativo di “guerra lampo” messo in atto nelle settimane del febbraio-marzo 2022 si è passati a una guerra di logoramento che lentamente ma inesorabilmente volge a favore dei russi.

    2. I mezzi…

    L’Occidente è certamente in grado di rifornire di armi potenti gli ucraini. Non è semplice: il Pentagono ha investito 1,5 miliardi di dollari in contratti per la produzione di proiettili di artiglieria da 155mm, e poi ne ha aggiunti altri 3,5 per raggiungere una produzione di 100 mila proiettili al mese entro il 2025. Sapendo che, comunque, sarà ancora inferiore alla produzione russa. Comunque si può fare.

    Armi USA in dotazione all'Ucraina
    Armi USA in dotazione all’Ucraina

    Però nessuno ha mai vinto una guerra colpendo da lontano il territorio nemico senza, nel contempo, realizzare consistenti avanzate sul terreno. La Russia oggi controlla circa il 20% del territorio ucraino e gli ucraini non sembrano proprio in grado di rimontare.

    3. … e gli uomini 

    Il problema degli ucraini sta nella quantità di armi a disposizione ma ancor più nella quantità di uomini.

    La Russia cominciò l’invasione, nel 2022, con 180 mila soldati, oggi ne schiera quasi 500 mila. Non solo. La popolazione russa nel 2022 era di 141 milioni di abitanti e tale è ancora oggi. L’Ucraina è passata da 44,1 milioni di abitanti ai 28 milioni di oggi (stime sui territori ancora sotto il suo controllo).

    In più, in Ucraina è stata da poco approvata una nuova legge sulla mobilitazione che sta sollevando forti resistenze nella popolazione e certo ha disincentivato al ritorno in patria i circa 800 mila uomini validi che sono dispersi come rifugiati nei diversi Paesi Ue ed extra Ue.

    Distruzioni in Ucraina
    Distruzioni in Ucraina

    Più passa il tempo, inoltre, più i rifugiati tendono ad assestarsi nei Paesi d’accoglienza, a trovare lavoro, a mandare i bambini a scuola, a inserirsi. Quindi a essere sempre meno inclini a tornare in un Paese in difficoltà, com’è successo ai rifugiati siriani o iracheni. La battaglia è impari e lo sarà sempre di più.

    4. Obiettivi 

    Per quanto sia doloroso ammetterlo, l’obiettivo stabilito da Zelensky, ovvero il ritorno ai confini del 1991, compresa la riconquista della Crimea, è di fatto impossibile.

    Non può realizzarlo militarmente l’Ucraina: i successi ottenuti nell’intimidire la Flotta russa del Mar Nero hanno evitato la caduta di Odessa, ma per prendere la penisola occorrerebbe un’operazione di terra che gli ucraini non sono in grado di sostenere (vedi punto 3).

    Bisogna tener presente che Kiev ha anche il problema di presidiare in qualche modo il confine con la Bielorussia (900 chilometri), cosa che ovviamente implica il dispiegamento di uomini e mezzi. E non può realizzarlo l’Occidente con mezzi diplomatici.

    5. L’interesse di Putin

    Anche il Cremlino, a sua volta, avrebbe interesse ad approfittare della situazione per trattare. Molti, in Occidente, rifiutano l’ipotesi perché, dicono, Putin tratterebbe da una posizione di vantaggio.

    Questo è certo dal punto di vista tattico, per quanto detto finora. Ma dal punto di vista strategico? L’abbraccio alla Cina ha salvato la situazione nell’emergenza della guerra, ma sul lungo periodo davvero la Russia può rassegnarsi a contare solo sull’amico cinese? O sulla Corea del Nord?

    O, da ogni punto di vista, le converrebbe piuttosto trovare il modo di riallacciare una qualche forma di dialogo con l’Occidente?

    6. La sicurezza della Russia

    Per quanto l’Occidente faccia finta di non capire, la vera linea rossa della Russia, quanto a garanzie di sicurezza, passa per la Georgia e l’Ucraina. Non a caso sono scoppiate lì le guerre.

    Però Putin sa benissimo che un assetto che tenga conto delle esigenze di sicurezza della Russia non arriverà dalle conquiste militari ma dai negoziati diplomatici. Se anche la Russia conquistasse non il 20% ma il 50% dell’Ucraina, avrebbe sempre di fronte un Paese indipendente strettamente collegato alla Nato (vedi punto 2), se non addirittura membro dell’Alleanza.

    come si vorrebbe la russia 390 min
    "Il problema non è solo Putin, sono i russi" ©Limes

    Avere i missili Nato a Poltava invece che a Khar’kiv farebbe alla fin fine poca differenza. Per non parlare della difficoltà nel controllare territori dove la popolazione non è totalmente filorussa e dove potrebbe essere organizzata con una certa facilità un’attività di tipo partigiano. 

    La differenza può farla solo un trattato internazionale, che non arriverà certo con la guerra.

    7. L’economia di guerra 

    La rapida ed efficacia virata verso l’economia di guerra, come ormai tutti sanno, ha prodotto risultati positivi per l’economia russa: Pil in crescita, disoccupazione ai minimi, intere regioni rivitalizzate dalle nuove esigenze produttive.

    Tutto questo, però, è come una sniffata di cocaina: ti porta su e poi ti sbatte giù. Produci “cose” (bombe, carri armati) fatte per essere distrutte. E nel frattempo trascuri i settori produttivi civili che ti darebbero ricchezza nel tempo. Quanto può durare?

    E quando finirà, perché prima o poi finirà, che cosa farai fare a tutti i tecnici e gli operai che per anni hai impiegato nell’industria bellica? 

    Sarà difficile riciclarli in settori che nel frattempo si sono contratti… La disperata ricerca delle autorità russe di programmatori ed esperti di informatica la dice lunga in proposito.

    8. Lunga gittata

    Le armi a lunga gittata che l’Occidente sta fornendo all’Ucraina non riusciranno, da sole, a rovesciare l’andamento della guerra.

    Ma possono colpire su un fronte che sta comunque a cuore a Putin: il consenso. 

    Se anche città russe relativamente lontane dal fronte cominciassero a pagare un prezzo di sangue alla guerra, verrebbe meno il patto fondamentale che Putin ha stipulato con i russi: ovvero che la guerra, combattuta da militari di professione, non avrebbe influito sulla loro vita.

    C’è stata la mobilitazione del settembre 2023, un momento critico che il Cremlino è riuscito a superare. Ma poi è arrivata l’inflazione, l’aumento dei prezzi, l’aumento del tasso d’interesse. 

    Missili USA a Kiev
    Missili USA a Kiev

    E adesso un aumento delle tasse che il Governo cerca di scaricare più sulle aziende che sui cittadini (e qui vedi il punto 7) ma che prima o poi si farà sentire. Aggiungere a tutto questo gli allarmi aerei e le bombe, e far finta che nulla sia cambiato, sarebbe un po’ complicato.

    Abbiamo sempre scritto che questa guerra non sarebbe stata vinta da nessuno e, dopo due anni e mezzo, i fatti ci danno ragione. E che già nel breve termine esiste un solo vero interesse per Russia e Ucraina: fermarla.

    Si sente spesso dire che Putin non ha alcuna intenzione reale di negoziare. Ma c’è un solo modo per dimostrarlo davvero: presentare una proposta negoziale vera, non quel “piano Zelensky” che, come il contropiano di Putin, è in realtà una proposta di resa.

    Comunque vada, bisogna essere almeno chiari su un punto: la continuazione della guerra presuppone la quasi scomparsa del popolo ucraino e la trasformazione della Russia in un ipertrofico Stato militare costretto a una specie di guerra o guerriglia permanente.

    Possiamo scegliere ma non far finta di ignorare le conseguenze.

    *Fulvio Scaglione 20 Giugno 2024


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