Tra latrati di guerra e intenzioni di pace
- Scritto da Aldo Pirone
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CROPNACHE&COMMENTI
“La sicurezza europea dovrebbe essere nelle mani degli europei stessi“
di Aldo PironePapa Francesco aveva detto che forse a innescare ancor più l’ira di Putin e la sua vergognosa aggressione all’Ucraina - guerra pericolosa per la pace in Europa -, era stato anche l’ “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia”. In altri termini, l’espansione sconsiderata a est dell’organizzazione militare dell’Alleanza atlantica negli ultimi due decenni. Non aveva torto. A confermare quella considerazione del Papa sono arrivate, l’altro ieri, le parole di Jens Stoltenberg, il laburista norvegese segretario generale della Nato, che si è precipitato a fare il controcanto al tentativo di Zelensky di avviare una trattativa di pace con Putin dicendosi disposto a mettere sul piatto anche la rinuncia alla Crimea. Stoltenberg ha subito gelato Zelensky: “L'annessione illegale della Crimea – ha latrato - non sarà mai accettata dai membri della Nato”.
Per poi aggiungere, bontà sua, che “Saranno però il governo e il popolo ucraino a decidere in maniera sovrana su una possibile soluzione di pace”. Una grande ipocrisia. Poteva starsene zitto per incoraggiare il Presidente dell’Ucraina nella sua apertura, ha preferito politicamente dare una mano a Putin.
A seguire, domenica scorsa, c’è stata la riunione del G7 (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Giappone). A tenere banco la questione delle forniture energetiche di gas e petrolio dalla Russia. Per ciò che riguarda la guerra, nel silenzio dei tre paesi europei che ne fanno parte, la dichiarazione finale recita: “Il presidente Putin non deve vincere questa guerra contro l’Ucraina”. Senza, per altro, precisare che cosa significhi “Putin non deve vincere” perché su questo, fra alcuni paesi fondatori dell’Europa e angloamericani, le idee e gli obiettivi sono diversi. Il presidente ucraino Zelensky, che ha partecipato al vertice, ha detto che l’obiettivo è che i russi si ritirino da tutta l’Ucraina. Bruciava ancora la randellata assestatagli da Stoltenberg.
Ieri Putin, in occasione della parata della “vittoria” in ricordo della sconfitta imposta al nazifascismo, ha fatto un discorso sottotono, quasi difensivo, sebbene sempre propagandistico e nazionalista. Ha parlato della “operazione militare speciale” come di un atto preventivo per difendere la Russia dall’aggressione Nato che si stava preparando. Ha paragonato l’aggressione all’Ucraina alla “Grande guerra patriottica” contro il nazifascismo. Dimenticandosi che quella vittoria non fu solo russa, ma sovietica. Nell’Armata rossa combatterono tutti i popoli sovietici: uzbeki, kirghisi, tagichi, georgiani, armeni, lituani, estoni, lettoni, yakuzi, bielorussi, ucraini e tante altre nazionalità di cui quella russa fu certamente preponderante, ma non la sola. Alla difesa di Mosca, e alla decisiva vittoria di Stalingrado, per esempio, concorsero in modo determinante i siberiani dell’estremo oriente sovietico. Piegare, per utilità del momento, quel contributo di sangue, oltre 26 milioni di morti, al nazionalismo “grande russo” d’ispirazione zarista è vergognoso e disonorevole per l’esercito russo che ancora porta le insegne della Rivoluzione socialista d’ottobre che fu fatta per liberare i popoli non per opprimerli. Ma, a parte la solita balorda propaganda, Putin non ha fatto quel che si temeva: una dichiarazione di guerra all’Ucraina.
A rialzare le chances di chi nell’Ue vuole una soluzione politica della guerra, è stato Macron che, da Presidente di turno dell’Ue, ha parlato nel pomeriggio all’europarlamento di Strasburgo concludendo la Conferenza sul futuro dell’Europa. “Non dobbiamo cedere alla tentazione dei revanscismi. Domani avremo una pace da costruire” e “dovremo farlo con Ucraina e Russia attorno al tavolo. Ma questo non si farà né con l’esclusione reciproca, e nemmeno con l’umiliazione”. “Non siamo in guerra contro la Russia, - ha precisato - lavoriamo per la preservazione dell’integrità dell’Ucraina, per la pace nel nostro continente. Ma sta solo all’Ucraina definire i termini dei negoziati con la Russia. Il nostro dovere è essere al suo fianco per ottenere un cessate il fuoco”.
Agli angloamericani saranno fischiate le orecchie.
Infine è arrivato l’incoraggiamento della Cina. In un colloquio videotelefonico con il cancelliere tedesco Sholz, il Presidente Xi Jinping ha spronato l’Europa: “La parte europea dovrebbe mostrare la sua responsabilità storica e saggezza politica, concentrarsi sulla pace a lungo termine dell’Europa e cercare di risolvere il problema in modo responsabile”. “La sicurezza europea dovrebbe essere nelle mani degli europei stessi“.
Eh già.
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