Industria italiana: Urge patto su produzioni e occupazione di qualità
- Scritto da Ignazio Mazzoli
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LAVORO OCCUPAZIONE INDUSTRIA
“Un patto per l’industria, la crescita e lo sviluppo sostenibile”
di Donato Galeone*A metà settembre - vigilia delle elezioni politiche anticipate fissate il 25 settembre 2022 - la CISL da Roma il 13 di quel mese, con la sua “Agenda Sociale” tanto prima che dopo il rinnovo del Parlamento - richiamò e continua a richiamare quelle fattibilità programmate, da trasformare in concretezze partecipate, sia con il lavoro dignitoso in sicurezza che mediante programmate crescite e sviluppi territoriali - sintetizzati in 12 punti - per rilanciare “lavoro e coesione, investimenti e produttività, inclusione e politiche sociali, contrattazione e partecipazione”. La CGIL, il 14 settembre, da Bologna rese pubblico il “Decalogo” delle priorità per lo sviluppo del Paese e la UIL in un Congresso da Roccella Jonica, il 15 dello stesso mese sottolineò che non si cammina alla stessa velocità e ci sono “disuguaglianze territoriali e sociali” che riguardano, in particolare, il Mezzogiorno.
Siamo a metà marzo – trascorsi circa sei mesi – da quei 12 punti evidenziati e proposti dalla “Agenda Sociale CISL” e dai 10 punti “Decalogo CGIL” tutti condivisibili e integrati nelle “disuguaglianze territoriali e sociali” crescenti richiamate dalla UIL.
La CISL il 23 marzo lancerà la proposta di “un patto per l’industria, la crescita e lo sviluppo sostenibile” che - a mio avviso - apre di fatto una “vertenza Italia” rilanciando produzioni e qualità del lavoro contrattato e partecipato - superando nel concreto i criteri degli “aiuti a pioggia” - con i quali è stata affrontata la crisi pandemica e la crisi energetica, sostiene il Segretario Generale della CISL, Luigi Sbarra.
Nel contesto dimensionato regionale la CISL apre, di fatto, anche la “Vertenza Lazio” e conferma che “con il neo Presidente della Regione, Francesco Rocca – dichiara Enrico Coppotelli - ci confronteremo su proposte concrete, già conosciute mediante l’Agenda CISL Lazio su sviluppo e coesione, puntualmente elencate ai candidati eletti per gestire la Regione Lazio e dai quali sollecitiamo risposte da confrontare e condividere”.
Centralità lavoro, pertanto, nella dimensione nazionale e regionale, utilizzando compiutamente l’impiego e la “gestione delle risorse con il PNRR” mediante intelligenza collettiva, condivisa e articolata nei territori - in cammino - verso la transizione industriale, energetica, ecologica e tecnologica di reindustrializzazione, riconoscendo al Sindacato dei lavoratori e alle parti sociali una funzione “consultiva e partecipata” a monte delle scelte strategiche aziendali, compresa l’attuazione legislativa dell’articolo 46 della Costituzione che riconosce “il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.
Due anni fa con un nostro “appello” di sostegno alla elaborazione del PNRR - per il Parlamento e da consegnare a Bruxelles - abbiamo sostenuto e riconfermo - che la rappresentanza politica sociale e sindacale deve rafforzare l’impegno a confrontarsi, sempre e sul come – in tempi certi e predeterminati - si vuole articolare tanto la parte nazionale quanto quella regionale e provinciale in contenuti e disponibilità delle risorse.
Disponibilità, essenzialmente, nell’impegno alla ricostruzione laziale e provinciale, con il lavoro e verso una nuova fase sociale dell’economia, tra settori produttivi da sviluppare, “nella pratica della democrazia politica ed economica” alimentando l’agire, con la partecipazione, tanto nella condivisione delle proposte che nella pubblica divulgazione di esse nelle comunità.
Considerando che - le misure progettate e proposte con il PNR 2021-2026 confermano una condivisa “sfida nel campo delle imprese e del lavoro”- già i Sindacati laziali hanno voluto avviare, condividere e definire un programma articolato in “cinque azioni settoriali territoriali” mirati a superare - nella sede istituzionale Regione Lazio - la critica fase economica e del lavoro laziale, condividendo e sostenendo le proposte progettuali territoriali sia di “risanamento ambientale che di bonifica integrale” delle aree da attrezzare ecologicamente e digitalizzare, verso la ripresa dei settori produttivi e del lavoro, salvaguardando la salute.
Osservo, inoltre, che con legge regionale n.7/2018 nasce il “Consorzio di Sviluppo Industriale Lazio” - cioè - l’unificazione dei cinque Consorzi di Sviluppo Industriale (le ASI) esistenti nelle province laziali per una forte e “nuova politica industriale regionale”.
Si è aperta una nuova strada - unica e moderna si dice - su cui camminerà il futuro, verso il 2026 con il PNRR mediante una “progettazione complessiva di sviluppo regionale e locale” che dovrebbe essere lungimirante e condivisa dalle parti sociali e territori, peraltro, cofinanziata dalle risorse europee.
Appare possibile una incisiva ripartenza - ad oggi fermata tra i “nodi da sciogliere di uno sviluppo e lavoro” - peraltro già indicata nel 2018 mediante la definizione articolata dell’area territoriale economica laziale, partendo dalle aree portuali di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta: vale a dire dal mare verso le aree interne delle cinque province laziali, coinvolgendo le APEA (aria produttiva ecologicamente attrezzata) coordinate, certamente, dal nato Consorzio Unico di Sviluppo Industriale del Lazio.
Così come entro questa area regionale ecologicamente attrezzata e articolata per agglomerati territoriali necessita altro “nodo da sciogliere” con il condividere e definire gli obiettivi da programmare e realizzare mediante il supporto, valido e necessario, del Consorzio Industriale Lazio col procedere verso una triplice direzione di massima:
1- con la promozione economica dei “piani industriali” nell’ambito dei processi produttivi evolutivi dalle imprese singole o associate alle e nelle dimensioni multinazionali;
2- con iniziative infrastrutturali di miglioramento delle “capacità attrattive locali” finalizzate all’insediamento produttivo con investimenti nazionali ed esteri;
3- con interventi programmati, necessari e urgenti, di bonifica integrale in tutte le aree agricole e in quelle da destinare alla ripresa produttiva intersettoriale nel contesto della transizione ecologica e dei processi di digitalizzazione sia industriale che nei servizi e territori.
Penso che in questa cornice quadro e richiami sono condivisibili le considerazioni e le osservazioni CISL di Enrico Coppotelli sui tanti “nodi da sciogliere con uno sguardo verso il futuro del Lazio” con interventi mirati da definire nell’insediato Consiglio Regionale Lazio e nella nuova Giunta di Governo, mediante una “programmazione economica sociale di crescita e lavoro” da rendere sufficientemente strutturale tanto nei servizi che per le esigenze delle imprese ma, essenzialmente, verso il benessere delle persone: dalla tutela della salute alla salvaguardia ambientale e dalla scuola, con la formazione continua, al lavoro contrattato e partecipato.
*ex Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio
Roma, 14 marzo 2022
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