Inquinamento del fiume Sacco UNOeTRE.it ha ricevuto e pubblica due iniziative parlamentari della Deputata Rossella Muroni e della Senatrice Loredana De Petris del gruppo di LeU
Deputata Rossella Muroni
1) Interrogazione a risposta in Commissione
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Per sapere - premesso che:
Il fiume Sacco, che scorre soprattutto nel basso Lazio, è stato attraversato da un ingente quantitativo di schiuma. Questo è quanto è stato segnalato durante la notte del 30/10/2018 da alcuni cittadini di Ceccano e dei comuni limitrofi;
sono settimane che le autorità preposte cercano di identificare l'origine di un fenomeno più volte ripetuto che potrebbe essere dannoso per l'ambiente e nocivo per la salute delle persone residenti in quei luoghi;
nella giornata del 31/10/2018, stando a quanto riportato dal quotidiano “Il Messaggero” le forze dell'ordine si sono presentate presso il depuratore di zona del Consorzio Industriale Asi. Pare che siano stati rinvenuti aggregati spumosi, ma la società deputata alla gestione ha voluto precisare che la schiuma "è arrivata nell'impianto dall'esterno e quindi la capacità depurativa dello stesso non c'entra nulla con la comparsa del fenomeno";
negli ultimi dodici mesi sono state decine le aziende controllate e sanzionate dai carabinieri forestali. Lo scorso mese di maggio per esempio sono state undici le persone individuate erano i responsabili di ben 5 aziende ed il proprietario di un palazzo;
questi ennesimi episodi non rappresentano dei fatti isolati. Fusti tossici interrati lungo le corsie dell'A1, negli scavi della linea ad Alta Velocità e infine gli scarichi illeciti nel fiume Sacco. La storia ambientale del frusinate, provincia cuscinetto tra Roma e Napoli, eletta dal clan dei Casalesi, dalle cosche calabre e dalla malavita romana, come “porto franco” viene raccontata in tempi non sospetti da Carmine Schiavone, ex boss e pentito, che così descriveva la Ciociara in uno dei suoi tanti interrogatori fiume;
le parole di Carmine Schiavone, dissecretate dopo anni, portarono alla luce nel 2013 lo spaccato di una provincia molto più vicina all’omertà che alla voglia di legalità. All’ombra dell’abbazia più conosciuta al mondo si sarebbero sviluppati gli interessi del clan malativoso più potente al mondo. A Cassino, come racconta sempre Schiavone, sarebbero stati reinvestiti i proventi illeciti del traffico dei rifiuti. Come riportato in un articolo online pubblicato sul sito di “Frosinone Today” il 3/12/2018;
nell’audizione, svolta nella tredicesima Legislatura in Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Schiavone parla ancora di ambiente. Riferisce dei camion che partivano anche dalla Ciociaria (sette quelli citati nell’elenco consegnato al presidente della Commissione, con annessi numeri di targa e nomi delle società operanti per conto del clan) e diretti in Toscana, in Germania e nel nord Italia dove caricavano rifiuti tossici e nocivi che poi venivamo smaltiti nel sud.
gli stessi temi verranno trattati qualche giorno più tardi - 23 ottobre del 1997 - dal Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Luigi De Fichy, che venne ascoltato in audizione presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Il magistrato evidenziò che, secondo alcune indagini, alcuni gruppi criminali avevano un controllo del territorio nelle zone di Cassino e Frosinone. Come riportato in un articolo online pubblicato sul sito di “Frosinone Today” il 3/12/2018.
al Ministro in indirizzo Interrogazione a risposta in Commissione
Utilizzate 597 parole su un massimo di 600
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non intenda avviare immediatamente, anche per il tramite del Comando dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente e in collaborazione con la regione Lazio, un’azione di monitoraggio delle acque e dei terreni in modo da verificare se insistano eventuali pericoli per la salute dei cittadini, dei turisti e l’ambiente;
vista l’urgenza ambientale e sanitaria se intende avviare la bonifica di tutti i siti compromessi anche attraverso l’avvio di un censimento dei siti inquinati.
MURONI
2) Mozione
La Camera,
Premesso che:
il DM 468/2001 ha istituito il SIN “Frosinone”, perimetrato con DM 02.12.2002 e con DM 23.10.2003, a cui è seguito il successivo SIN Bacino del Fiume Sacco. Il SIN di Frosinone è stato istituito dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare a seguito della proposta – effettuata da parte della Regione Lazio nel 1999 – di inserimento tra i siti da bonificare di interesse nazionale di ben n.121 discariche di rifiuti solidi urbani distribuite su tutto il territorio della Provincia di Frosinone e presenti in n.80 comuni sui n.91 costituenti la Provincia;
alla data di approvazione del Piano Regione delle Bonifiche di cui alla DGR 591 del 14.12.2012, delle n.121 discariche solamente n.7 avevano visto conclusa la procedura di bonifica e dall’elenco dei siti contaminati pubblicato dall’ARPA Lazio ed aggiornato all’anno 2016 (http://www.arpalazio.gov.it/ambiente/suolo/dati.htm) si rileva, che per numerose discariche dell’ex SIN Frosinone non è ancora completata la bonifica;
la definizione del nuovo perimetro del SIN Bacino del fiume Sacco di cui al DM 321/2016, a conclusione di un decennale periodo di alterne vicende giudiziarie e amministrative, ha certificato l’esistenza di una vasta area a cavallo fra le Province di Roma e Frosinone e lungo tutta l’asta fluviale, oggetto di un grave inquinamento ambientale
l’origine del SIN Bacino del fiume Sacco riguardando la contaminazione di suoli ed acque derivata sia dallo sversamento abusivo di rifiuti e sostanze pericolose di origine industriale e sia dall’abbandono, rilascio, smaltimento. Quanto emerso sia durante le operazioni di caratterizzazione dell’area industriale di Colleferro e di Anagni, che successivamente e fino all’attualità per i siti industriali dismessi nel Comune di Ceprano e Falvaterra, ha posto in evidenza che la pratica dell’interramento di rifiuti industriali per evitare gli oneri di smaltimento si è aggiunta e sommata come causa della contaminazione di suoli ed acque a quella dell’esercizio delle stesse attività industriali. A titolo di esempio si cita il recente episodio di smaltimento illecito di rifiuti di origine industriale avvenuto nel Comune di Ferentino nel Gennaio 2017, laddove veniva scoperto l’interramento in un sito industriale dismesso di notevoli quantità di rifiuti pericolosi.
Senatrice Loredana De Petris
Atto n. 4-00932
Pubblicato il 27 novembre 2018, nella seduta n. 63
DE PETRIS - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
sono recenti e sempre più continui i fenomeni di presenza di schiuma consistente e di ignota origine, nel fiume Sacco, in particolare nella città di Ceccano (Frosinone);
il decreto ministeriale n. 468 del 2001 ha istituito il SIN "Frosinone", perimetrato con decreto ministeriale 2 dicembre 2002 e con decreto ministeriale 23 ottobre 2003, a cui è seguito il successivo SIN Bacino del fiume Sacco. Il SIN di Frosinone è stato istituito dal Ministero dell'ambiente a seguito della proposta, effettuata da parte della Regione Lazio nel 1999, di inserimento tra i siti da bonificare di interesse nazionale di ben 121 discariche di rifiuti solidi urbani distribuite su tutto il territorio della provincia di Frosinone e presenti in 80 comuni sui 91 costituenti la provincia;
alla data di approvazione del Piano regionale delle bonifiche, di cui alla delibera della Giunta regionale n. 591 del 14 dicembre 2012, delle 121 discariche, solamente 7 avevano visto conclusa la procedura di bonifica e dall'elenco dei siti contaminati pubblicato dall'ARPA Lazio ed aggiornato all'anno 2016, si rileva che per numerose discariche dell'ex SIN Frosinone non è ancora completata la bonifica;
la definizione del nuovo perimetro del SIN Bacino del fiume Sacco, di cui al decreto ministeriale n. 321 del 2016, a conclusione di un decennale periodo di alterne vicende giudiziarie amministrative, ha certificato l'esistenza di una vasta area a cavallo fra le province di Roma e Frosinone e lungo tutta l'asta fluviale, oggetto di un grave inquinamento ambientale;
quanto emerso, sia durante le operazioni di caratterizzazione dell'area industriale di Colleferro e di Anagni, che successivamente e fino ai fatti attuali per i siti industriali dismessi nel Comune di Ceprano e Falvaterra, ha evidenziato che la pratica dell'interramento di rifiuti industriali per evitare gli oneri di smaltimento si è aggiunta e sommata, come causa della contaminazione di suoli ed acque, a quella dell'esercizio delle stesse attività industriali;
alla grave compromissione ambientale, si aggiungono altre due note criticità che riguardano la valle del Sacco: la depurazione delle acque e la qualità dell'aria;
nel fiume Sacco continuano a riversarsi, da oltre un ventennio, gli scarichi dei reflui di diverse attività industriali, senza alcuna depurazione e senza alcun controllo, come conferma il Piano di gestione del bacino idrografico dell'Appennino meridionale (al quale appartiene il fiume Sacco) , approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2013, che ha evidenziato che la qualità delle acque del bacino del Sacco è a livello "pessimo", ovvero il grado più basso della scala di qualità, di cui alla direttiva 2000/60/CE ed allo stesso decreto legislativo n. 152 del 2006. Le cause di tale degrado sono ben individuate dal medesimo Piano di gestione del bacino idrografico dell'Appennino meridionale, laddove nella relazione (pag.91) si legge: "Il fenomeno era ed è tuttora da attribuirsi alla mancata regolamentazione del sistema di scarichi da varia natura, in specie industriali. Ad oggi nell'area persistono condizioni di emergenza ambientale connessi ancora ad un sistema di collettamento e depurazione non idoneo o comunque non sufficiente a garantire standard qualitativi delle acque reflue compatibili con la tutela e salvaguardia delle risorse idriche";
l'intero territorio della valle del Sacco nella relazione dell'ARPA Lazio è stato censito in "Classe 1", laddove i superamenti delle concentrazioni di inquinanti in atmosfera, nella specie PM10 e PM2.5, sono tali per quantità ed entità da imporre l'adozione di misure emergenziali a tutela della salute delle popolazioni e dell'ambiente;
la compromissione delle matrici ambientali suolo, acqua e aria, causata dal sovrapporsi e sommarsi delle criticità rappresentate, ha determinato delle indubbie ricadute sullo stato di salute della popolazione della Valle del Sacco. Il "Rapporto Tecnico sulla Sorveglianza Sanitaria ed epidemiologia della popolazione residente in prossimità del fiume Sacco" pubblicato nel giugno 2016 dal Dipartimento epidemiologico della Regione Lazio riporta: "La contaminazione del fiume Sacco rimane un disastro ambientale di proporzioni notevoli, che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti considerate tossiche dalle organizzazioni internazionali. Proprio perché la contaminazione è purtroppo persistente non esistono metodi di prevenzione e di rimozione dell'inquinante. Si tratta di un episodio che ha implicazioni etiche, politiche e sociali di livello nazionale. Le autorità locali hanno il dovere di informare la popolazione, di salvaguardarne la salute specie dei gruppi sociali più deboli, di offrire l'assistenza sanitaria adeguata, e di garantire un continuo monitoraggio epidemiologico e sanitario. È ovvio che tale assistenza dal punto di vista della tutela sociale e sanitaria del servizio sanitario si deve accompagnare ad un impegno istituzionale coerente per il risanamento ambientale";
l'amministrazione regionale, immemore degli errori del passato, rischia di replicare quanto già avvenuto negli anni '90, "scaricando" le inefficienze ed i ritardi nell'attuare la gestione del ciclo dei rifiuti sui territori provinciali, in particolare su quello di Frosinone,
si chiede di sapere:
in quale modo il Ministro in indirizzo intenda intervenire per individuare l'origine dell'inquinamento e, in un contesto di innegabile urgenza ambientale e sanitaria, se non si intenda urgentemente predisporre piani concreti di bonifica e di repressione di atti illeciti tesi a colpire l'ecosistema;
in un contesto ambientale critico, come quello della valle del Sacco e della provincia di Frosinone, quali azioni si intendano porre in essere al fine di impedire, sia il trasferimento dei rifiuti di altri ambiti e di nuovi impianti inquinanti, sia l'incenerimento degli stessi, provvedendo nel contempo alla dismissione degli inceneritori di Colleferro e di San Vittore.
Sottoscrivi abbonamento gratuito all'aggiornamento delle notizie di https://www.unoetre.it - Home
Vuoi dire la tua su UNOeTRE.it? Clicca qui
Sostieni il nostro lavoro
UNOeTRE.it è un giornale online con una redazione di volontari. Qualsiasi donazione tu possa fare, fra quelle che qui sotto proponiamo, rappresenta un contributo prezioso per il nostro lavoro. Si prega di notare che per assicurare la nostra indipendenza, per parlare liberamente di argomenti politici, i contributi che ci invierete non sono deducibili dalle tasse. Per dare il tuo sostegno tramite il sito, clicca qui sotto sul bottone Paga Adesso. Il tuo contributo ci perverrà sicuro utilizzando PayPal oppure la tua carta di credito. Grazie
La riproduzione di quest'articolo che hai letto è autorizzata a condizione che siano citati la fonte www.unoetre.it e l'autore. E' vietato il "copia e incolla" del solo testo sui socialnetwork perchè questo metodo priva l'articolo del suo specifico contesto grafico menomando gravemente l'insieme della pubblicazione. L'utilizzo sui socialnetwork può avvenire soltanto utilizzando il link originale di questo specifico articolo presente nella barra degli indirizzi del browser e originato da https://www.unoetre.it

UNOeTRE.it by giornale online is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.