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Polveri sottili, problema grave per Frosinone

CAPOLUOGO - AMBIENTE

42 giornate di sforamento e una media di periodo 27 mcg/m3

Dott. Giovambattista Martino*
PolveriSottili 390 minLe polveri sottili continuano ad essere un problema grave per Frosinone. La diminuzione delle giornate di sforamento, che sembrava seguire un trend comune a tutta la Nazione, quest’anno si è arrestata. I numeri istituzionali dell’ARPA, quelli che devono indicare ed indirizzare i percorsi amministrativi e decisionali, dicono che nel Capoluogo al 3 dicembre del 2022 si registrano: 42 giornate di sforamento e una media di periodo 27 mcg/m3, gli stessi identici dati del 3 dicembre 2021. Il 2 dicembre 2022 la media di PM 10 nelle 24 ore è stata di 92 mcg/m3, una delle peggiori dell’anno.

Il 3 dicembre la media è risultata di 50 mcg/m3, esattamente al limite per non conteggiare un ulteriore sforamento. Sono ammessi per norma 35 giorni di sforamento in un anno oltre i 50 mcg/m3 di media di PM10 nelle 24 ore, anche se per l’OMS il valore limite ammesso è di soli 10 e non di 50 e dal settembre 2021, sempre per l’OMS, anche valori inferiori a 10 non sono esenti dal provocare danni. Questi gelidi numeri purtroppo sottendono una problematica devastante a tutti nota : l’aumento dei decessi e delle malattie proporzionale al grado di inquinamento da polveri sottili. Questa la cruda realtà.

Per il Capoluogo la conformazione oro geografica del territorio, nel periodo autunno-inverno, determina un persistere indefinito ed elevato delle concentrazioni degli inquinanti aerei, influenzate dagli imprevedibili cambiamenti meteorologici. Come Medici, alla luce di quanto descritto, ribadiamo, come da sempre, che l’unica risposta possibile sia la massima riduzione, in ogni ambito, delle emissioni in atmosfera. E’ indispensabile continuare nella direzione amministrativa e comportamentale già intrapresa, anzi amplificarla significativamente : interventi sul traffico, mezzi pubblici, domeniche ecologiche, isole pedonali, mobilità alternativa, piste ciclabili, caldaie, limitazione delle combustioni domestiche, efficientamenti edilizi, piantumazioni idonee e quanto altro possibile nel contenimento delle emissioni inquinanti. Fondamentale che continui a esercitarsi, diffondersi ed a rafforzarsi quella comune coscienza ambientale, che come Medici abbiamo fortemente rappresentata e che vede nella difesa della Città la salvaguardia della salute di tutti.

Ma ognuno deve fare la propria parte con lealtà e responsabilità: Medici, Amministratori Comunali e Provinciali, ma soprattutto la Regione Lazio cui competono decisioni fondamentali ad altri per ruolo negate. Se da una parte, nel piano di risanamento dell’aria prospettato, la Regione ci limita a poche ore la possibilità del carico e scarico delle merci in città ed inasprisce ulteriormente le limitazioni del traffico veicolare, dall’altra, a ridosso della città, ipotizza l’autorizzazione di un biodigestore provvisto di una caldaia a gasolio di 500KW, con emissioni pari a 148 caldaie di appartamento, accesa 24 ore al giorno per tutti i 365 giorni dell’anno, annullando così l’effetto di contenimento delle emissioni ottenuto dalle molte limitazioni imposte ai cittadini di Frosinone. Biodigestore che prevede il trasporto di quasi 100 mila tonnellate/anno di rifiuti in entrata ed uscita con autoarticolati ed autobotti transitanti a centinaia, continuativamente, a pochi metri da quelle stesse strade sulle quali si impone il divieto di transito alle automobili dei cittadini durante le giornate di blocco del traffico.

In tal modo qualsiasi fermo veicolare cittadino previsto dal piano regionale, fosse anche completo e totale, risulterebbe inutile, ridicolo e risibile. Né appaiono idonee e tantomeno appropriate le ultime dichiarazioni del consigliere regionale che, in confusione nell’interpretazione dei dati, propaganda risultati non corrispondenti, enfatizza argomenti relativi capacità previsionali già in utilizzo da anni privi di novità e di utilità per la valutazione degli aspetti sanitari nel momento di esposizione acuta agli inquinanti. Invece della propaganda sarebbe stato utile entrare nel merito con cultura e competenza, chiarendo, per esempio, perchè l’ARPA non ci permette di conoscere le concentrazioni delle polveri sottili nel momento dei picchi, durante i quali possono concretizzarsi danni in acuto, al tempo stesso impedendo al cittadino di difendersi contro un pericolo imminente. Non a caso si raccomanda a categorie a rischio quali diabetici, insufficienti respiratori, cardiopatici, donne in gravidanza, bambini e pazienti fragili in genere, di non esporsi durante i picchi di elevata concentrazione di PM, gli stessi che l’ARPA però non fornisce.

L’ARPA si limita alla media delle 24h comunicata, peraltro, solo il giorno successivo l’evento, a possibile danno già subito dai cittadini. Il 2 dicembre scorso ARPA ha rilevato una concentrazione media delle 24 h di 92mcg/m3 di PM10. Se 92 è stata la media, quale il valore dei picchi e quale il valore dei minimi? in quali ore i picchi? mentre giocavano i bambini? mentre passeggiavano le gravide ed i pazienti fragili? di giorno o di notte? all’entrata o all’uscita della scuola? o durante le ore di lezione?

Se 92 è stata la media, Frosinone è stata esposta a picchi di concentrazione 20/30 volte superiori al limite ammesso dall’OMS. Quali danni alla salute in quelle ore? chi è stato avvertito? chi è stato messo a conoscenza del pericolo? chi è stato messo in condizione di difendersi? quali le conseguenze future per il sommarsi di tali eventi? Il primato dei tumori infantili, che la Regione Lazio ha recentemente individuato nella nostra Provincia, quanta causa riconosce nell’esposizione ai picchi di PM dai valori sconosciuti da parte delle mamme nel periodo gestazionale? Queste sono domande che attendono risposte utili, non certo proclami di propaganda a ridosso delle elezioni.

*Dott. Giovambattista Martino – coordinatore Associazione Medici per l’Ambiente

 

 

 

 

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Il problema è di fronte non alle spalle

 CRONACHE&COMMENTI

 Il problema di “salvare l’Italia” la sinistra ce l’ha di fronte, non alle spalle.

di Aldo Pirone
GoffredoBettini 350 minQualche giorno fa Goffredo Bettini, cui, dice, “non piace il potere” ma “indirizzare gli eventi politici”, ha scritto un lungo articolo di analisi politica su “The Post Internazionale”. Il tema vero è l’elezione del Presidente della Repubblica, l’incipit è la “baruffa” provocata dalla volontà espressa da D’Alema di rientrare nel Pd e dal suo giudizio sul renzismo come malattia del Pd da cui i dem sarebbero guariti come d’incanto. Non intendo addentrarmi nell’articolato ragionamento generale di Bettini, ma cogliere una strana e ricorrente contraddizione-esagerazione riguardo al bilancio da fare sull’involuzione della sinistra post comunista. Dice il king maker del Pd: “La sinistra italiana in larga parte comunista, dopo l'89, non è stata all'altezza della prova tremenda che la fine di un mondo le consegnava. Lo sfaldamento dei partiti di massa e le macerie del muro di Berlino avrebbero comportato la ridefinizione di un nuovo soggetto politico e di una nuova visione critica della società moderna. Su questi due campi non ci sono state elaborazioni sufficienti e neppure azioni conseguenti. Ci si è concentrati, soprattutto, nella conquista del governo”. E, aggiungo, nell’esercizio spregiudicato del potere fine a se stesso. “Questo limitato orizzonte, tuttavia, - prosegue ed è qui la contraddittoria esagerazione - non ha impedito alla sinistra di salvare ripetutamente l'Italia e di conservare un elettorato di una certa consistenza che rischiava di essere spazzato via”.

Ma salvata da che? Dal berlusconismo che con la sua impronta populista ha influenzato la società nel suo insieme, ha spostato nel profondo i rapporti di forza sociali, ribaltato i valori culturali, sdoganato l’indecenza politica e personale? Quel berlusconismo che, tramite il veltronismo plebiscitario prima e il renzismo poi, ha anche pesantemente influenzato l’ultima invenzione politica, il Pd, del gruppo dirigente post comunista? Oppure l’ha salvata dal populismo nazionalista e antieuropeo che prende il 50% del voto operaio, oltre al 40% dell’intero elettorato? L’ha salvata forse dal degrado politico e morale? Dal populismo grillino oppure dal neoliberismo pre Covid? E l’elenco potrebbe continuare a lungo e farsi più dettagliato. Certo poteva sempre andare peggio di così, ma questo è un modo di ragionare astratto volto a mitigare e coprire una sonora disfatta.

Capisco la difesa da parte di Bettini di un gruppo dirigente oggi abbastanza malmesso e disperso impegnato in un passaggio delicato e difficile come l’elezione quirinalizia. Un gruppo che ebbe a suo tempo e in analoghe occasioni un peso ben diverso da quello odierno. Ma non esageriamo con le “salvazioni”. D’altronde nessuno è tanto superficiale da non vedere che lungo una china complessiva di declino sociale, morale, culturale e politico della sinistra vi siano stati in questi lustri anche momenti di soprassalto positivi, come le due vittorie elettorali sul campo di Prodi contro Berlusconi. Il Prodi caduto anzitempo, per altro, per le debolezze e le contraddizioni interne alla sinistra. Oppure – per disgraziate cause di forza maggiore come la pandemia che ha costretto anche l’Europa dei rigoristi ha cambiare musica - la felice eccezione del governo Conte 2 figliato dai fumi alcolici di Salvini al Papeete, ma il bilancio del “trentennio inglorioso” post comunista e del gruppo dirigente figliato dalla svolta della Bolognina, - che Bettini elenca in parte: “Occhetto, Veltroni, Bersani, Anna Finocchiaro, Livia Turco, Fassino (un grande segretario forse non sufficientemente valutato) (sic! N.d.r.) e tanti altri. E poi, Massimo D'Alema…” sentendosene giustamente parte integrante - se non è catastrofico poco ci manca.

È vero, come dice Bettini, che oggi “Sinistra. Rivoluzione. Riformismo. Conservatore. Populista. Ognuno ne dà il significato che vuole. Siamo in mezzo ad una ‘insalata’ di parole, casualmente ordinate, interscambiabili, prive di pregnanza rispetto alla vita concreta”. Ma questo “consumo di senso” è uno dei danni maggiori che il politicismo dei “salvatori dell’Italia” ha prodotto. Ciò è conseguenza del fatto che la sinistra figliata dal Pci – Bettini stesso osservava: “non è stata all'altezza” - ha lasciato il campo della lotta per la trasformazione sociale progressista prendendo le scorciatoie della “politique politicienne”, abbandonando gli ancoraggi sociali in trasformazione (mondo del lavoro) e la critica alla rivoluzione conservatrice neoliberista per darsi ad altro; per esempio al “libro cuore” del buonismo interclassista. Le sue parole, riforme, progressismo, riformismo, rinnovamento, trasformazione sociale ecc. la sinistra le ha lasciate ammalare di significati impropri e gattopardeschi propugnati dalla destra di vario colore e gradazione. Una, poi, cambiamento delle classi dirigenti, l’ha proprio abbandonata.

Bettini dice che risalire la china è problema di lunga lena e che “C’è bisogno di una rivoluzione culturale”. Già, ma in che direzione? Nella direzione, direi, abbandonata nell’89: di un lavoro concreto per ricostruire i rapporti con le periferie sociali e con i lavoratori. Ricercando e promuovendo forze nuove, di età e concezioni politiche, non gravate dai fallimenti di quelle precedenti che siano idealmente motivate e consapevoli delle nuove “antiche” strade che occorre intraprendere. Il problema strategico per la sinistra che c’è - e per quella che, speriamo, verrà – è come e con quale credibilità e da dove si riprende la strada della rivoluzione democratica propugnata dalla nostra Costituzione, nel mondo di oggi non in quello di ieri.

L’involuzione e la regressione in questo “trentennio inglorioso” sono state pesanti. Il punto per una ripartenza è molto arretrato, ma non impossibile

Il problema di “salvare l’Italia” la sinistra ce l’ha di fronte, non alle spalle.

 

malacoda 75

Aldo Pirone, redattore di malacoda.it

 

 

 

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Sì, questo sistema economico è il problema

sistemi economici 350 mindi Ivano Alteri - Nel suo intervento su UNOetTRE.it su crescita economica e sviluppo, Donato Galeone indica una questione di fondo che molti sembrano non voler vedere: la crescita economica, da sola, non comporta un vantaggio per tutti, bensì, al contrario, solo l’arricchimento di pochi e pochissimi e l’impoverimento di molti e moltissimi. Più precisamente egli individua nell’attuale “modello liberista globalizzato dell'economia” la causa di tanto insopportabile male. E noi siamo perfettamente d’accordo con lui.

Ma le sue potrebbero sembrare le solite chiacchiere lamentose dei buonisti, delle anime belle che ancora si attardano a pensare agli “ultimi”, poverini, invece di pensare realisticamente a far funzionare le cose… Allora è meglio dare a quelle parole una qualche concretezza, qualcosa che si possa vedere con gli occhi e con la mente, e a cui si possa credere senza affidarsi alle parole altrui; per dimostrare come le cose, in realtà, non funzionino affatto.

Così, siamo andati a rovistare tra le carte della nostra contabilità casalinga, alla ricerca di prove di quanto da lui affermato e di cui anche noi siamo assolutamente convinti. E abbiamo scovato un bollettino postale, il cui pagamento è stato effettuato il 03/09/1996 a favore del Comune di Frosinone, relativo al canone per il servizio idrico, pari a £ 63.679 per l’intero anno 1995. Cioè, in quegli anni, il bilancio economico di una famiglia tipo registrava un costo per l’acqua pari agli attuali € 33,00 circa l’anno. A distanza di ventiquattro anni, dopo le privatizzazioni liberiste, oggi quel bilancio familiare, già impoverito per le stesse politiche in altri campi, sopporta invece un costo di circa € 1.200,00 l’anno, con un aumento monstre del 3.636%! Dividendo questa percentuale da vertigine per i venticinque anni considerati (1995-2019), abbiamo un aumento medio annuo del 145,44%, mentre l’inflazione media annua, nel medesimo periodo, è stata dell’1,97% circa. In altre parole, rispettando l’andamento dell’inflazione, oggi dovremmo pagare € 49,25 l’anno, in luogo di € 1.200,00.

Ma, si dirà, a questo mostruoso aumento dei costi del servizio causato dalla privatizzazione sarà seguita una altrettanto “mostruosa” efficienza degli impianti idrici frusinati. Niente affatto. Come si può leggere in un articolo di Milena Gabanelli del 15 maggio 2018 sul Corriere della Sera, e come era già tristemente noto a noi ciociari, in testa alla classifica dei comuni che sprecano acqua “c’è Frosinone dove la rete colabrodo butta via addirittura il 75% dell’acqua nel tragitto dall’impianto di erogazione ai condomini”. E le altre città italiane, sottoposte al medesimo sistema, non vanno affatto meglio (sempre dall’articolo di Gabanelli: Potenza 68,8%, Cagliari 59,3%, Palermo 54,6%, Bari 52,3%, Firenze 47,1%, Trieste 46,8%, Roma 44,1%, Perugia 41,4%...).

Come si ricorderà, quando la classe politica del tempo, già avviata all’autodistruzione, discuteva delle privatizzazioni, in particolare della gestione dell’acqua, come panacea di tutti i mali, le chimere che ci poneva davanti agli occhi erano quelle del miglioramento del servizio al consumatore, della efficienza degli impianti e, soprattutto, della riduzione del costo finale al consumatore grazie alla mitica, ma proprio mitica, concorrenza. A distanza di ventiquattro anni, le chimere sono tutte scomparse, gli impianti fanno acqua da tutte le parti, i consumatori sono trattati a pesci in faccia, i costi familiari sono lievitati alle stelle. Con la privatizzazione del servizio idrico, a Frosinone abbiamo avuto un aumento del costo del 3.636% e oltre il 75% di dispersione idrica. Altro che riduzione dei costi ed efficienza!

È forse, questo, un caso particolare, un’eccezione? No, è la regola; il drenaggio di denaro dal basso verso l’alto, anche a scapito della qualità, è la regola. La ricchezza prodotta da tutti noi è stata e continua ad essere accaparrata dai lestofanti, oggi anche autorizzati da quella classe politica che avrebbe dovuto, invece, impedirglielo.

L’accaparramento di risorse è la base dell’attuale sistema economico. Ma l’accaparramento era un istinto ostativo, perché troppo basso, persino per le semplici comunità umane delle origini, persino per l’effimera costituzione di un’orda, figuriamoci se può essere posto alla base delle nostre società iper-complesse, senza subire, tutti noi, danni inenarrabili.

Questo è il “modello liberista globalizzato dell'economia” che pretenderebbe di trasformare in merce anche la mamma, e che Galeone inchioda al banco degli imputati per gravi delitti economici contro le persone che lavorano. Questo è il modello economico dell’accaparramento. Questo è il modello economico che bisognerebbe urgentemente superare. E sarebbe tanto urgente farlo che, se proprio non riuscissimo a metterci d’accordo sulle soluzioni da dare al problema, quanto meno dovremmo metterci d’accordo sul problema. E dire: sì, questo sistema economico è il problema.

Frosinone 27 ottobre 2019

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La violenza contro le donne è un problema di tutti

Drammasilenzioso BrunellaFerrari minLa violenza contro le donne è un problema di tutti. Invito a partecipare alla Manifestazione presso l'Aula Magna de il Campus Folcara il 30 novembre ore 10,30 in occasione della "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Il 30 novembre presso l’Aula Magna dell’Università di Cassino e Lazio Meridionale, dalle ore 10, si terrà una manifestazione dal titolo La violenza contro le donne è un problema di tutti, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ( risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999).

Patrocinata dal Comitato Unico di Garanzia, dal Laboratorio Anti Discriminazione e dalla Consigliera provinciale di parità, Fiorenza Taricone, che è anche Presidente del Comitato e Responsabile del Laboratorio, la manifestazione è stata ampiamente condivisa dalle organizzazioni sindacali.

La manifestazione, dopo i Saluti istituzionali del Rettore, Giovanni Betta, della Direttrice del Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute, Elisabetta De Vito e della prof.ssa Fiorenza Taricone, avrà il piacere di ospitare il Coro Vesuviano, composto di sole donne, insegnanti e musiciste di valore, che hanno arrangiato testi antichi e moderni, dedicandoli a quelle che in ogni tempo che hanno conosciuto la violenza, privata e pubblica.

Come è scritto nel CD che raccoglie i loro testi, in napoletano, accompagnati sullo schermo dalla traduzione in italiano e in inglese, questo progetto è in memoria di tutte le donne fatte sparire talvolta ancora prima che nascessero. I brani sono quindi dedicati a Eva, Antigone di Tebe, Gertrude da Monza, Eleonora Pimentel Fonseca, Margherita Hack, ma anche a tutte le Brave Donne che studiando e giocando, cantando, imprecando e cucinando alzano la testa, lasciando traccia di sé, imprimendo passi di pace su questa terra.

A seguire, la proiezione del video “Stupri di guerra” in cui Angelino Loffredi e Lucia Fabi parlano, intervistati da UNOeTRE.it giornale online, delle cosiddette marocchinate, alla luce di esperienze personali e conoscenze storiche condensate nel libro a loro firma “Il dolore della memoria”.

Invitiamo inoltre tutte le scuole, le persone interessate, gli studenti, chiunque ritenga di poterlo fare, di lasciare all’entrata un paio di scarpe rosse, che da anni simboleggiano ormai le donne scomparse violentemente e per noi sempre presenti.

 

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Un problema dimenticato che invece merita tanta attenzione

over40disoccupoti 400 minDichiarazione. La disoccupazione per gli over 40 è una piaga grave quanto la disoccupazione giovanile. Per i giovani abbiamo già posto in essere misure importanti nel corso dell’ultima legislatura, la prossima punterà a restituire la dignità del lavoro a questa fascia importante del tessuto sociale”.

Con queste parole la Senatrice Maria Spilabotte, in corsa per il secondo mandato a Palazzo Madama interviene su un tema poco affrontato ma drammaticamente attuale, raccogliendo l’appello dell’Ass. Lavoro over 40.

“La mia intenzione è porre l’accento su un problema che spesso è dimenticato ma, invece, merita attenzione. Si tratta della disoccupazione in età matura (over40/50/60) – spiega la Senatrice del PD -. Quindi, senza nulla togliere alla gravità della disoccupazione giovanile, per contrastare la quale il Governo ha già messo in campo risorse importanti e misure che già hanno prodotto risultati quali i Jobs Act ad esempio, la prossima legislatura sarà il momento per porre rimedio anche a questa stortura sociale. Il mancato reinserimento lavorativo di disoccupati in età matura provoca tensioni che ricadono anche sulla dignità della persona dilaniando le famiglie italiane in una guerra dei ruoli che ne inficia l’impalcatura sociale. Il percorso che ho individuato per risolvere questo grave problema passa per un accordo sinergico fra imprenditoria privata e Stato, attraverso la quale costruire forme di garanzia per il reinserimento degli over 40 che abbiano perso il lavoro, ritagliando per loro spazi professionali in cui l’esperienza maturata sia un valore aggiunto non una pecca. Si tratta di una fascia del tessuto sociale importante e produttiva che sarebbe sbagliato escludere dal mercato del lavoro”.

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Quale il problema? Marzi o che partito deve essere il PD?

grand hotel gretagarbo 350 260di Ignazio Mazzoli - Le cronache domenicali di alcuni quotidiani sono tornate al tanto pubblicizzato incontro della componente di Francesco De Angelis con l'ex sindaco di Frosinone Domenico Marzi e, in particolare l'articolo a firma di Corrado Trento, ha dato un quadro della vicenda allontanandola dagli spasmi di tifoseria che nei giorni scorsi ci avevano fatto trascurare e non poco questo episodio che abbiamo liquidato inserendolo nel limbo delle iniziative precongressuali di un PD che altro non sa fare, almeno in questa provincia, anche se nessuno sa quando si svolgerà questo congresso, rinviato proprio quando stava per celebrarsi. (eh si, più che celebrazione non sarebbe stata).
Trento riporta nel suo scritto le valutazioni del dottor Norberto Venturi sull'incontro svolto il 9 aprile nella saletta Gualdini e preceduto e seguito e accompagnato da pareri opposti, frammisti a interrogativi, valutazioni e ipocrisie che danno benvenuto a Marzi mentre gli chiedono che ne farà della sua lista spiegandogli che allora non può entrare eccetera, eccetera, tanto che sarebbe meglio che imparassero l'arte del silenzio.
Grazie al dottor Venturi questo accadimento esce dal novero dei teatrini della politica locale e cerca di collocarsi nell'habitat di cosa dovrebbe essere un partito. Dice il segretario "non faccio l'equilibrista (...) ho un senso diverso del partito (...) proverò ogni cosa per raggiungere il risultato di una unità sostanziale".
"Ho un senso diverso del partito" è la frase che a parere di chi scrive da un volto diverso a questa iniziativa del 9 aprile. Eh, già! Perché il punto sta proprio qui. "Il partito ha bisogno di persone che lo vivano, che si pongano da un punto di vista interno". Si, si tratta di una vera e propria strigliata. Però... Non ce ne voglia il dottor Venturi se chiediamo a cosa serve questa strigliata?
Fuori dalle tifoserie mi pare di cogliere, anche in alcune posizioni rese pubbliche prima del 9, valutazioni e critiche originate da punti di vista pur diversi e distanti, che dopo la presa di posizione del segretario del circolo di Frosinone, fanno pensare come anch'essi hanno a cuore "un senso diverso del partito" e non la sola competizione amministrativa di Frosinone. Sono in ballo almeno due diverse visioni del partito che purtroppo non riescono a confrontarsi (o non si vuole che si confrontino?).
Ermisio Mazzocchi chiede l'8 aprile: «Nel PD per cambiare, cosa, chi, quando, dove? forse sono prove generali per cambiare verso a quello che è oggi il PD per condurlo su altre sponde del centrismo politico?»
Questo è sicuramente un punto ineliminabile di discussione. Il PD è di centrosinistra o un secondo partito di centro-centrodestra?partito democratico bandiera350 250 Le giravolte di certi protagonisti della presunta pacificazione di ora e di quelle future auspicate autorizzano a porsi la domanda. Ed è importante dare una risposta. Nel 2013 gran parte del patrimonio elettorale di centrosinistra ingrossò il voto del M5S che divenne il secondo partito della provincia. Fare i conti sul 40,8 % del voto europeo è ridicolo visto che fine ha fatto quel risultato in Emilia Romagna per l'enorme astensione degli elettori di sinistra e centrosinistra delusi. E qui chi dovrebbe fare il miracolo? Non vale la pena porsi la domanda?
In un partito, in cui prima nel 2012-13 dove sono stati annullati numerosi congressi, compreso quello provinciale, per l'uso disinvolto del tesseramento; poi nel 2014 sono stati espressi due candidati alla Provincia con accordi sottobanco e alleanze spregiudicate; in cui gli organismi di partito sono manipolati da uno ristrettissimo numero di persone e per dirla con Alteri, ma non solo con lui, la lista infatti è lunghissima "(...) «Tutto questo ha messo con le spalle al muro la politica, scacciata dal suo stesso luogo, il partito, da comportamenti che non hanno bisogno di avere rilevanza penale per essere stigmatizzati. Tutto questo ha escluso i cittadini più avveduti da ogni possibilità reale di controllo e di partecipazione. È in questo contesto che Marzi decide di iscriversi, per la prima volta, al Pd, sotto l'ala di De Angelis. E per quale ragione? Secondo quanto da lui stesso dichiarato, per "questioni ideologiche". Ideologiche? Quali? Quelle contenute nel Jobs Act liberticida? Nella cancellazione delle province e del Senato elettivi per trasformarli in luoghi castali? Nella "nuova" legge elettorale che addomestica l'elettorato ed esautora definitivamente il Parlamento? Nella riforma classista della scuola che trasforma i presidi in tirannelli nepotisti? Quali?»
Mi pare che già da questi pochi quesiti si rafforzi la convinzione che dire "separati perdiamo" non basti. Non è il riassemblaggio di questi cocci che fa forte un partito e tanto meno questo PD. Profonda è la crisi che lo trascina e di certo non per colpa di Venturi. Forse qualche "straordinaria risorsa" dovrebbe per lo meno farsi un esame di coscienza insieme al convincimento ad arretrare di un passo, ma anche di due.
Inoltre nell'espressione "divisi si perde" che cosa si deve leggere? Un si al rientro di Marzi anche senza risolvere il problema rappresentato dalla sua lista e dalla sua collocazione in consiglio comunale? Dice Gatto Pettinato su Facebook «Resta di base un concetto che rimane indiscutibile che Marzi non si è tesserato (...) Quindi ... non è rappresentabile come un esponente del PD.....resta che Marzi non entrerà nel gruppo PD in consiliatura..... credo sia il caso di ascoltare la base e gli iscritti in merito e portare la questione nelle competenze dirigenziali....».grand hotel
Ce n'è abbastanza per evitare una unità semplicemente inutile se non addirittura dannosa. Sempre se non si considera l'imperdonabile affronto quotidiano che fanno alla sinistra degli ormai manifesti millantatori che si dichiarano eredi del Pci e della sinistra italiana. PD che sei?: Grand Hotel, gente va... gente che viene... il perchè nessun lo sa (film ambientato a Berlino, durante gli ultimi anni della Repubblica di Weimar con una splendida Greta Grabo)
Credo che dica bene Roberto Giannetti ancora su FB «Per ricostruire il partito non si può partire dai soliti caminetti adatti agli opportuni (-stici ndr) appuntamenti di facciata. Occorre ripartire dai circoli della provincia, ora abbandonati a faide e baruffe inopportune.»
E, a lume di naso, non si può essere inclusivi ad ogni costo. Invece è doveroso cercare e chiamare a sè chi soffre e i più deboli di questa stagione genitrice di assurde ineguaglianze e ingiustizie.

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Ecco....EVITARE IL PROBLEMA è lo slogan attuale .....

Il lavoro prima di tuttoLa signora Daniela Timperi, lavoratrice della ex Videocon risponde all'appello di unoetre.it per dare il via a una "Vertenza Frusinate".

di Daniela Timperi - «Buon pomeriggio Ignazio, ho letto l'articolo allegato, complimenti. Che dire?........ Hai centrato in pieno lo stato in cui ormai versa la nostra provincia e con essa migliaia di disoccupati con le rispettive famiglie.
Come ti dicevo ieri, io ed alcuni miei colleghi non abbiamo mai mollato ma devo dire che purtroppo è trascorso molto tempo e con esso Daniela Timperi 350 260aumentano oltre che le difficoltà economiche affievolisce ancor di più la speranza di poter riassaporare una vita dignitosa.
Lottare per un lavoro ....lottare per un diritto..... è cosa nobile ma con l'esperienza acquisita ed avendo tentato ogni percorso sono arrivata alla consapevolezza che i disoccupati in un certo senso sono degli emarginati in quanto isolati "volutamente" perché problematici (portatori di problemi da risolvere).
Stiamo vivendo un periodo dove ci è stato tolto il diritto alla vita, infatti è come se vivessimo in un mondo "ovattato" grigio senza colori , privo di "ascolto" e "senza sentimenti" e tutto questo porta all'isolamento del genere umano. Ecco....EVITARE IL PROBLEMA è lo slogan attuale ..... ed è quello che stanno facendo con noi. Teoria tanta, parole molte, egoismo da vendere, concretezza non si conosce più nemmeno il termine.»

Daniela

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Dopo Charlie Hebdo: Non c'è forse anche un problema sociale da non scordare?

jesuischarlie 350 260di Danilo Collepardi - Che fare dopo i fatti di Parigi per non alimentare ulteriormente il terrorismo integralista musulmano? Per non trasformare le nostre terre in sterminati campi di guerra di religione? Intanto non seguire coloro che soffiano sul fuoco per farla divampare questa guerra . E ragionare. Far prevalere la ragione sull'irrazionalismo religioso. Cambiare il nostro modo di vedere le cose: non c'è un noi e un loro, non c'è una terra che è nostra per lascito divino. Rendiamoci conto che viviamo in società ormai multiculturali, multirazziali, multi religiose e bisogna fare in modo che questa moltitudine di punti di vista diversi possano coesistere nel rispetto reciproco.
Noi continuiamo a ritenere, per esempio, l'Italia un Paese esclusivamente cattolico e consideriamo tutti gli altri, che non sono italiani da almeno sette generazioni, ospiti a mala pena sopportati se non indesiderati, a cui non accordare diritti se non quello di omologarsi al nostro modo di vedere le cose. Ci sono delle violenze quotidiane di cui potremmo benissimo fare a meno. Gli italiani cattolici hanno il diritto di far insegnare ai loro figli, nelle scuole pubbliche, la loro religione, gli italiani di altra fede, no! Se insegnassimo a tutti "Storia delle Religioni" sarebbe un bene per tutti gli alunni, li aiuterebbe a crescere meno integralisti. (papa Francesco, a proposito di pacificazione tra le fedi, non si limiti solo ad atti simbolici, operi anche scelte concrete !). Anche questa storia del crocifisso nelle scuole e non solo, mi sembra ormai abbastanza ridicola, vi sono, in alcune realtà cittadine, classi con maggioranza di alunni di religione diversa da quella cattolica, eppure il simbolo dei cristiani, deve stare lì al suo posto. Perché? Io che sono ateo non ci faccio molto caso, diciamo che sono tollerante come lo possono essere solo gli atei, ma c'è chi vive la cosa come una violenza continua e gratuita e cova, di conseguenza, odio nei confronti dei prevaricatori.
Gli assassini di Parigi (che, ricordo, erano cittadini francesi e la ragazza in fuga, anche di origine francese) sono considerati, da una parte importante delle "banlieue" parigine, non dei criminali, ma degli eroi. Non c'è forse anche un problema sociale, oltre che religioso e culturale, da tenere nel debito conto? A me sembra di si. La religione è diventata, in assenza di altro, strumento anche di lotta per il riscatto sociale. Io ricordo che anni fa la sinistra europea aveva rapporti seri con i così detti Paesi emergenti, ed era un loro punto di riferimento, fu decisivo il suo sostegno politico per la sconfitta del colonialismo; l'organizzazione dei "Paesi non Allineati" giuocava un ruolo politico importante a livello internazionale, di equilibrio e mediazione tra i due blocchi militari esistenti. Poi è finito tutto, sono emersi nuovi equilibri internazionali e questi Paesi sono precipitati nelle mani dell'integralismo religioso che ha assunto anche il ruolo di guida politica in molti Stati. Vale a dire che l'occidente non è più riuscito ad essere punto di riferimento politico di questi Paesi. Solo il petrolio e lo sfruttamento delle loro risorse ci ha legati a loro. Non dimentichiamo che le prime rivoluzioni post coloniali in nord Africa e in Medio Oriente erano di stampo socialista.
Cosa voglio dire con questo, certo non riesumare i blocchi militari, ma voglio sottolineare il fatto che l'integrazione è problema molto più complesso di quanto vogliono far credere i vari Le Pen e Salvini e che la sinistra europea deve recuperare un suo ruolo politico internazionale che è andato perduto.
A proposito di satira. Essa è uno straordinario strumento da sempre usato dalle classi subalterne per combattere i potenti e fustigare i loro costumi. In questo senso la satira assume un alto valore democratico. Ma quando essa si rivolge contro le vittime e gli umili, non è più satira, ma dileggio, insulto. Il comico francese Dieudonné rivolge i suoi strali contro la Shoah ebraica, fa della satira? No, fa del bieco antisemitismo e del razzismo camuffati da satira. Ha pieno diritto a farlo ma, per cortesia, non facciamolo diventare un campione di libertà e democrazia.
Frosinone 15/1/2015

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Un problema che si chiama rappresentanza di genere

giovanidemdi Gianmarco Capogna* - Sono state consegnate ieri le liste per la composizione degli organismi provinciali, da votare in maniera indiretta il prossimo ottobre. Sono cinque in totale ma qui voglio porre l'accento sulle due, di provenienza più o meno diretta dal Partito Democratico. Due liste come sono due gli unici candidati alla corsa della presidenza; due nomi espressione dello stesso partito, Pompeo sindaco di Ferentino e Pittiglio di San Donato Val Comino. Il partito ne esce spaccato, anzi lacerato in brandelli, con due pezzi che hanno dovuto cercare la maggioranza al di fuori dei confini del partito e del centrosinistra, riuscendo de facto a ricompattare un centro destra che era allo sbaraglio. Ma non voglio parlare di questo; la mia posizione è in completa assonanza con quella della mia area, minoritaria e spesso esclusa, che ha scelto di ritirarsi non solo dalla competizione provinciale, non designando alcun candidato al consiglio provinciale, ma anche dimettendosi, nelle persone di Armando Mirabella e Riccardo Greco, rispettivamente da ufficio politico e Direzione provinciale - riconoscendo che entrambi gli organismi non solo appaiono evidentemente non legittimati democraticamente ma anche ibernati in una posizione di perenne stallo politico che determina un immobilismo è una incapacità di assolvere alle funzioni di proposta e progettualità politica che saetterebbero loro. Quello su cui vorrei porre l'accento è la rappresentanza di genere elemento assente e calpestato in maniera indecorosa dall'assurda vicenda provinciale. Sono dodici i nomi da inserire nella lista e osserviamo che nessuna delle due componenti di ispirazione democratica in campo sia riuscita a trovare rispettivamente 6 figure femminili provenienti dalle numerosissime amministrazioni in cui siamo maggioranza, tanto meno in quelle dove siamo opposizione. Andando con ordine: la lista a sostegno di Pompeo, che dovrebbe nascere dall'impeto dei renziani della prima ora, consegna alle elezioni indirette una rosa di dodici nomi maschili, senza nessuna donna, in completa disarmonia con il percorso segnato da Renzi e dalla sua pari rappresentanza femminile sia in Segreteria nazionale che nel Governo.
La seconda lista quella che porterà il simbolo del PD presenta una rosa di 10 nomi maschili e solo due candidature femminili. Una situazione indecorosa che calpesta le innumerevoli osservazioni che nel corso degli ultimi anni hanno spinto sempre per una maggiore sensibilità verso la rappresentanza femminile come sinonimo di impegno per la realizzazione di una vera democrazia paritaria. Una realtà da medioevo culturale e antropologico che si basa sulla convinzione della politica come mestiere da uomini, ideologia figlia del più retrogrado conservatorismo sociale legato ad una impostazione maschilista e fallocentrica non solo della società ma soprattutto della politica. Un fatto grave per il PD che dimostra di essere in grado di applicare l'alternanza di genere sono quando essa è imposta dalla regole del gioco e che quando invece essa è lasciata alla sensibilità degli attori socio-politici se ne dimentica calpestando la dignità di tutte le donne che si impegnano quotidianamente nella politica attiva, dimostrando spesso di essere anche migliori degli uomini in campo.
Si può fare poco ora che liste sono state consegnate è vero, ma questo non determina il fatto che una battaglia culturale e politica vada portata avanti con fermezza e dedizione, perché questo paese merita di superare la palude della discriminazione di genere che si è acuita ancor di più con la crisi, che le donne hanno pagato in prima persona - il dato della disoccupazione femminile nella nostra provincia per le ragazze tra i 18 e i 29 anni nel 2013 tocca quasi il 42,5%.
Agli uomini che saranno eletti nella lista per Pompeo lancio l'invito a far proprie le istanze del mondo delle donne e li invito nelle prossime occasioni a coinvolgere di più la platea femminile nella gestione della cosa pubblica, non posso che appellarmi al loro buonsenso.
Nel caso della lista PD invece sollevo una denuncia aperta agli organismi provinciali che hanno determinato la stesura della lista. Sollevo questioni di costituzionalità interna ed esterna al partito, di mancanza di rispetto degli indirizzi che il partito si è sempre dato nelle varie consultazioni che dai livelli locali arrivano a quelli nazionali, che siano elezioni o parlamentarie, e che passano dai rinnovi degli organismi interni di funzionamento del partito.
Chiedo pertanto spiegazioni in merito al Segretario Provinciale e al Presidente del PD Frosinone sul grave mancato rispetto delle condizioni paritarie di accesso per uomini e donne all'elezione al consiglio provinciale. Una richiesta di chiarimento che deve prendere in considerazione anche la mancata rappresentanza paritaria all'interno degli organismi dirigenziali provinciali nati da un accordo e non da un congresso - qualche tempo fa ho segnalato con Anna Rosa Frate (Membro della Direzione Regionale PD Lazio) come la stessa dinamica di sotto rappresentazione femminile fosse stata attuata anche nella scelta dei membri della Segreteria.
E poi mi rivolgo al Segretario Regionale del PD, e al Presidente, ai quali chiedo un intervento, non su chi sia più democratico o su chi sia dentro o meno il partito - ripeto che in questa lettera non mi interessa entrare nel merito di questa guerra fratricida - ma sulle questioni base della democrazia interna al partito; un intervento definitivo che chiarisca quali siano i principi democratici e di civiltà sui quali deve basarsi il percorso decisionale interno ed esterno che il PD deve portare avanti. Chiedo un impegno formale e sostanziale nell'analisi di appositi strumenti che favoriscano lo sviluppo di una reale democrazia paritaria e che assicurino la pari rappresentanza di genere in tutti i livelli amministrativi e politici in cui il PD è chiamato a presentare una rosa di nomi. Invito pertanto a studiare ed analizzare i modelli vincenti negli altri Paesi, e penso in primis alla Loi De Parité approvata nel lontano 2000 in Francia, e ad aprire tavoli di discussione tematica sulle politiche di genere e di pari rappresentanza con le donne del partito per assicurare che non siano più oscurate dall'ombra degli uomini e obbligate a raccogliere le briciole che avanzano nell'arena politica, nella quale invece devono essere riconosciute come protagoniste parimenti importanti.

*Gianmarco Capogna - Membro fondatore di Area Civati Frosinone, laureato in Politiche UE di non discriminazione e di promozione dell'uguaglianza

Sostengono l'iniziativa
Armando Mirabella – Delegato all'Assemblea Nazionale del Partito Democratico
Anna Rosa Frate – Membro della Direzione Regionale PD Lazio

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PD. La soluzione del problema non si trova nel partito, ma fuori

Primarie 350di Ivano Alteri - In occasione dell'assemblea cittadina del Pd di Frosinone, e poi con un articolo anche sulle pagine di questo giornale, Stefano Vona, esponente cittadino del partito, ha lanciato l'idea di tenere le primarie per l'elezione del segretario del circolo. Certo le ragioni non gli mancano. Il rigonfiamento sospetto del tesseramento in occasione dell'ultimo congresso provinciale, il ritiro in corsa di tre candidati su quattro, l'annullamento di numerosi congressi di circolo, la celebrazione del congresso provinciale con una base elettorale quantomeno discutibile, la palude in cui tutto si è infine impantanato danno l'idea di una democrazia interna in balia di capibastone disposti a tutto, organizzatori di truppe cammellate, arraffatori di prebende di sottobosco politico, occupatori indefessi di posti ben remunerati, questuanti di ogni genere. Se i nuovi congressi tornassero a svolgersi con un processo tutto interno, i risultati sarebbero i medesimi, senza possibilità di scampo. Ma siamo sicuri che le primarie siano la soluzione? Noi le abbiamo sostenute in diverse occasioni, ma sempre con qualche riserva; ad alcune abbiamo anche partecipato, ad altre no. Ma rimuginando rimuginando, ci siamo fatti un'opinione piuttosto chiara, in proposito.

Innanzitutto, ci è chiaro che le primarie sanciscono una sconfitta della politica. Se la politica avesse avuto il senso morale, la lunghezza di pensiero, la tenacia e il coraggio della rappresentanza, non avrebbe consentito le distorsioni dei meccanismi democratici interni dei partiti, le strumentalizzazioni personalistiche, la degradazione dei partiti in comitati d'affari per azzeccagarbugli della politica. Al contrario, avrebbe preservato le prerogative dei gruppi dirigenti democraticamente eletti, avrebbe scacciato i malversatori, avrebbe costantemente chiamato i cittadini alla partecipazione interna, avendo ben presente che solo lo strumento partito consente loro una partecipazione efficacie. Avrebbe, insomma, fatto rispettare gli statuti dei partiti, nello spirito e nella lettera, reso i partiti "fruibili" dai più, anziché "contendibili" da due o tre. Ora che il disastro è quasi del tutto compiuto, e ci si rende conto che bisogna trovare il modo per impedire che si compia definitivamente, partire da tale consapevolezza, a noi pare essenziale per non prendere tragici abbagli.

In secondo luogo, le primarie non sono tutte uguali. Quelle per l'individuazione del candidato alle cariche istituzionali, riguardando ruoli coinvolgenti tutti i cittadini in generale, a noi paiono correttamente impiegate. Quelle, invece, per l'elezione degli organismi interni ai partiti, riguardando soltanto gli aderenti ad esso, sono, a nostro parere, del tutto fuori luogo, uno strumento demagogico messo a disposizione del primo ducetto vanaglorioso che passa. Inoltre, se un iscritto al partito, nelle scelte interne al partito, vale come un non iscritto, a che serve iscriversi? Quale forza ha l'iscritto nei confronti degli eletti alle primarie? Chi controlla l'eletto? Con quali strumenti?

Tuttavia, il Pd si trova nelle condizioni sopra descritte, schiacciato sotto il giogo di qualche persona, le prerogative degli organismi democratici interni sono state conculcate. La soluzione del problema non si trova all'interno del partito, ma fuori. In tale contesto, dunque, riteniamo che la proposta di Stefano Vona di tenere le primarie per l'elezione del segretario del circolo, sia da accogliere, ad una condizione: che si colga la loro natura emergenziale. In altri termini, esse avranno una funzione risolutiva dei problemi, a condizione che tutti i candidati comprendano e affrontino con coraggio un apparente paradosso: concorre ad elezioni primarie assumendo l'impegno di rendere fruibile il partito, restituendo ai suoi organismi le prerogative conculcate, rivitalizzando l'attivismo, vera partecipazione politica; con l'obiettivo politico dichiarato di non ricorrere più alle primarie, che sono una finta democrazia partecipata, per l'elezione degli organismi interni.

Insomma, le primarie possono eccezionalmente essere una soluzione ai problemi dei partiti, a condizione che si sappia che non sono la soluzione.

Frosinone 12 luglio 2014

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