Referendum. Manipolazione quotidiana
- Pubblicato in Cronache&Commenti
REFERENDUM DEL 12 GIUGNO '22
Domenica prossima quali numeri di partecipazione?
di Aldo Pirone
Ogni mattina a radioradicale si dice di tutto e di più per sollecitare gli italiani ad andare a votare ai referendum sulla giustizia di domenica prossima. Fra le tante argomentazioni sballate ieri, ripresa da un'intervista di due giorni prima, è rifulsa quella del direttore de "Il Tempo", il giornale storico della destra romana, Davide Vecchi. Il nostro, a un dipresso, ha detto che lui è cresciuto politicamente con i referendum, dal divorzio all'aborto e successivi e che tutte "le conquiste reali, vere e concrete in questo paese si sono ottenute attraverso lo strumento referendario". Ora, essendo del 1974, forse Vecchi non sa; comunque avrebbe il dovere, in qualità di direttore di giornale, d'informarsi meglio sulla storia dei referendum e forse anche di quella dell'Italia.
È noto ai più che il giornale "Il Tempo" si è sempre distinto per l'idiosincrasia verso ogni diritto di libertà. E così anche nei referendum citati, messi in campo dalla destra sanfedista cattolica, scrisse di tutto e di più per abrogare sia il divorzio che l'aborto. Due leggi che furono votate dal parlamento italiano; perciò conquistate in Parlamento, non con il referendum che semmai le confermò con un largo voto popolare. Una nel 1970, e i radicali in quel Parlamento non c'erano, e l'altra nel 1978, e i radicali, che in Parlamento c'erano arrivati, votarono contro la 164 e poi indirono anche loro un referendum abrogativo di quella legge che si svolse parallelamente a quello di Carlo Casini - da non confondere con il più celebre e successivo Pierferdi - nel 1981. Del referendum radicale si son perse le tracce nella memoria anche perché i promotori si son dati da fare per cancellarla e farsi passare per i facitori della 164, complice dell'oblio l'opportunismo congenito della sinistra post comunista, mentre è rimasto il ricordo di quello sanfedista di Casini.
Nell'esaltazione dei referendum fatta da De Vecchi sembrava quasi che il suo giornale fosse sempre stato dalla parte dei diritti civili da promuovere con i referendum, mentre in verità, sia nell'uno che nell'altro caso citato, fu a fianco di chi con il referendum voleva abrogare sia il divorzio che l'aborto.
Sempre per la verità storica, nel 1978 si svolsero altri due referendum sempre promossi dai radicali: l'abolizione della Legge Reale sull'ordine pubblico e l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Bisogna, ovviamente, valutare il clima in cui si svolsero. Le strade insanguinate quotidianamente dal terrorismo rosso e nero in pieno sviluppo, subito dopo il sequestro e l'assassinio di Moro, e partiti che, nonostante gli scandali che avevano fortemente deturpato la Dc e il Psdi di Saragat - ultimo quello di "Antelope Cobbler" -, godevano ancora di una certa fiducia popolare.
Grazie, soprattutto, al Pci di Berlinguer; si approvasse o meno la sua politica.
Il risultato del primo referendum fu impietoso per i proponenti: 76, 46% NO contro il 23,54% SI. Il secondo referendum fu più combattuto, ebbe il 56,41% di NO contro il 43,59% di SI. La partecipazione degli elettori fu dell'81,19%.
È vero che i referendum, più raramente, sono stati anche strumenti positivi come nel caso dell'abolizione del nucleare del 1987 e della privatizzazione dell'acqua pubblica nel 2011. Con partecipazione del 65% nel primo caso e del 54% nel secondo. Qualche volta smentirono clamorosamente gli inviti ad "andare al mare" di leader politici che si credevano padroni dell'elettorato, come nel caso di Craxi nel referendum sull'abolizione delle preferenze multiple nel 1991. Partecipò il 62,5% dei cittadini e il SI ottenne il 95,57%. Ma non erano certamente a quelli che si riferiva Vecchi.
Domenica prossima quei numeri di partecipazione Salvini e i radicali se li sogneranno. Nonostante il sostegno di Davide Vecchi e del suo giornale "Il Tempo".
Aldo Pirone, redattore di malacoda.it
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