Destra rispettabile cercasi oggi

Stefano Rizzo

ByStefano Rizzo

31 Dicembre 2023
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di Stefano Rizzo

DESTRA. Sandra Day O’Connor
DESTRA. Sandra Day O’Connor

DESTRA. La recente scomparsa della giudice della Corte suprema, figura di primo piano dell’epoca reaganiana, mette in evidenza come il Partito repubblicano abbia da allora azzerato posizioni ragionevoli e moderate che pure erano presenti nel GOP.

Da anni giornali e riviste specializzate sono pieni di meste considerazioni sulla conflittualità della politica americana, sul discredito e la paralisi delle sue istituzioni, sulle profonde divisioni nella stessa società.

Sarebbe finito quel consenso di base che per decenni aveva permesso di raggiungere compromessi sui temi sociali, sull’economia e anche sulla politica estera consentendo agli Stati Uniti di consolidare il primato nel mondo che avevano conquistato militarmente nella seconda guerra mondiale, economicamente con la grande espansione delle forze produttive e culturalmente con il prestigio della cultura accademica e soprattutto della cultura popolare (cinema, musica, arte).

È oggetto di dibattito se questo cambiamento di fase sia iniziato con la reazione degli anni Settanta (Nixon) ai sommovimenti culturali e alle riforme del decennio precedente, ovvero con la rivoluzione neo-liberista degli anni Ottanta (Reagan), o con le violente contrapposizioni politiche degli anni Novanta (l’impeachment di Clinton) o come contraccolpo all’elezione del primo presidente nero della storia americana (Obama).

Quello che è certo è che oggi, dopo gli anni di Trump (che durano ancora nonostante la fine della sua presidenza), la contrapposizione – politica e sociale, valoriale e istituzionale — ha raggiunto livelli che hanno un unico precedente negli anni che precedettero la guerra civile americana (1861-1865).

Non è sempre stato così. La situazione oggi è molto peggiore di quanto sia stata in passato, perfino negli anni del reaganismo che vide la drastica riduzione delle protezioni sociali, l’aumento delle diseguaglianze, il rafforzarsi del razzismo endemico e la nascita dell’estremismo religioso intorno ai temi “valoriali”, primo fra tutti l’aborto.

DESTRA. Sandra Day O’Connor giura di fronte al Chief Justice Warren Burger, sotto lo sguardo del marito, John O’Connor, 25 settembre 1981 (Reagan White House Photographs)
DESTRA. Sandra Day O’Connor giura di fronte al Chief Justice Warren Burger, sotto lo sguardo del marito, John O’Connor, 25 settembre 1981 (Reagan White House Photographs)

E tuttavia in quegli anni, a differenza di oggi, si poteva essere repubblicani ma moderati, aspramente polemici ma rispettosi delle regole istituzionali, socialmente conservatori senza demonizzarne l’avversario politico o il vicino di casa. Soprattutto, c’era meno violenza verbale nella politica e un minor numero di persone pronte a usare quella fisica.

Se c’è una figura emblematica di questo diverso – e migliore – periodo della vita politica e sociale americana è quella di Sandra Day O’Connor, giudice della Corte suprema, morta ai primi di dicembre all’età di 93 anni.

O’Connor era stata nominata alla più alta magistratura del paese da Ronald Reagan nel 1981, la prima donna a occupare la carica. Era nata in Texas da una famiglia di ricchi allevatori di bestiame. Si era laureata i legge all’università di Stanford, ma in quegli anni (gli anni Cinquanta) per una donna era difficile trovare occupazione nelle professioni legali.

Si era poi trasferita con il marito in Arizona dove aveva occupato varie cariche nel parlamentino dello stato a guida repubblicana, divenendo la prima donna a guidare la maggioranza nel senato; successivamente era stata eletta giudice e dopo diversi anni nominata giudice di corte d’appello dell’Arizona.

Quando all’inizio degli anni Ottanta Reagan la sceglie per la Corte suprema federale ha alle spalle una solida e lunga carriera politica e giudiziaria da repubblicana conservatrice sulle questioni più calde dell’epoca (e ancora di adesso): diritti sociali, discriminazione razziale, diritti riproduttivi, porto d’armi, finanziamento della politica, immigrazione. In particolare sull’aborto, dopo che la sentenza Roe del 1973 aveva riconosciuto un diritto costituzionalmente protetto ad abortire (seppure con certi limiti), O’Connor aveva votato e fatto votare nel senato dell’Arizona contro l’abrogazione delle leggi proibizioniste.

DESTRA. Le prime quattro donne giudici della Corte suprema. Con Sandra Day O’Connor, la prima a sinistra, Sonia Sotomayor, Ruth Bader Ginsburg ed Elena Kaga. La foto è scattata nel 2010, quando Day O’Connor si era dimessa dalla corte da cinque anni. (foto di Steve Petteway, fotografo della Corte suprema degli Stati Uniti)
Le prime quattro donne giudici della Corte suprema. Con Sandra Day O’Connor, la prima a sinistra, Sonia Sotomayor, Ruth Bader Ginsburg ed Elena Kaga. La foto è scattata nel 2010, quando Day O’Connor si era dimessa dalla corte da cinque anni. (foto di Steve Petteway, fotografo della Corte suprema degli Stati Uniti)

E tuttavia, arrivata alla Corte suprema presieduta dal conservatore William Rehnquist, con cui aveva collaborato fin dai tempi dell’università, si trova spesso in una posizione di cerniera tra i quattro giudici conservatori e i quattro progressisti.

Per un lungo periodo vota con i primi, ma con opinioni che si distanziano dalle posizioni più ideologicamente di destra. Sull’aborto respinge i ricorsi contro alcune leggi statali che intendevano ulteriormente limitarlo, ma si rifiuta di rovesciare la sentenza del 1973 sostenendo che si trattava ormai di una decisione presa.

Così sulla cosiddetta “azione affermativa”, le norme tese a combattere la discriminazione contro i neri nei posti di lavoro e nell’ammissione all’università. O’Connor accoglie in alcuni casi specifici i ricorsi contro l’azione affermativa, ma si rifiuta di cancellare il principio come vorrebbero i suoi colleghi più reazionari di lei.

Donna di ferme convinzioni repubblicane (oltre che culturalmente conservatrice), nel 2000 vota con la maggioranza della corte che consegna la vittoria elettorale a George W. Bush bocciando il ricorso in Florida di Al Gore per l’assegnazione dei voti del collegio elettorale di quello stato.

All’epoca molti avevano chiesto che lei si astenesse dal giudicare perché aveva espresso pubblicamente il suo “sgomento” per un’eventuale vittoria di Al Gore. Lei non lo fece, ma anni dopo, quando era tornata a vita privata, ebbe a dire che quella era stata una decisione di parte che aveva contribuito a dare una “cattiva reputazione” alla corte.
La toga di Sandra Day O’Connor

DESTRA. La toga di Sandra Day O’Connor
DESTRA. La toga di Sandra Day O’Connor

Ma in un altro caso famoso Sandra O’Connor mostrò la propria indipendenza e attaccamento ai valori costituzionali. Nel 2004, nel pieno della guerra al terrorismo scatenata da Bush dopo l’attacco alle torri gemelle, si schierò assieme ai giudici garantisti contro l’opinione dei suoi colleghi più conservatori (Thomas Scalia, Clarence Thomas) nel caso Hamdi contro Rumsfeld. Yaser Esam Hamdi era un detenuto rinchiuso da anni a Guantanamo, catturato in Afghanistan, e privato dei diritti sia di un prigioniero di guerra sia di un normale imputato perché accusato di terrorismo; inoltre gli veniva impedito di conoscere le prove a suo carico perché l’accusa le considerava un segreto militare. Il suo avvocato fece ricorso e la causa arrivò alla corte suprema.

Nella relazione a nome della maggioranza O’Connor smonta la tesi del governo (Donald Rumsfeld era il ministro della difesa), secondo la quale Hamdi poteva essere detenuto indefinitamente in quanto unlawful combatant (combattente illegale), con queste memorabili parole che le valsero il plauso delle organizzazioni di difesa dei diritti umani:

Due anni dopo questa sentenza, nel 2006, Sandra O’Connor decide di lasciare la corte (la nomina sarebbe a vita, ma lei ha compiuto 76 anni e dice di essere stanca dopo venticinque anni di toga); annuncia allo stesso tempo che le dimissioni saranno effettive a partire dalla nomina del suo successore.

DESTRA. L’omaggio funebre a Sandra Day O’Connor, Great Hall della Corte suprema, Washington, 18 dicembre 2023
DESTRA. L’omaggio funebre a Sandra Day O’Connor, Great Hall della Corte suprema, Washington, 18 dicembre 2023

Avrebbe potuto aspettare ancora due anni ma, da buona repubblicana, non vuole che il nuove giudice venga nominato da un presidente democratico, nel caso vincesse le elezioni, come in effetti avverrà nel 2008 con Obama. Così George W. Bush, dopo un primo tentativo fallito, può nominare Samuel Alito, un conservatore ideologico che sposta decisamente a destra la maggioranza della corte.

Negli anni successivi, nonostante la nomina da parte di Obama di due giudici donne progressiste (Sonia Sotomayor e Elena Kagan), la corte diventerà graniticamente conservatrice grazie ai tre giudici (due uomini e una donna) nominati da Trump. Le figure di mediazione come Sandra O’Connor non saranno più necessarie per raggiungere un consenso a metà strada.

Così la corte nel 2022 può – finalmente! – rovesciare la sentenza Roe e poco dopo anche le norme statali sull’azione affermativa, dichiarare illegittime molte leggi che limitano il possesso di armi da fuoco, cancellare i limiti al finanziamento privato delle campagne elettorali, e in genere intervenire coerentemente e radicalmente a favore delle posizioni della destra repubblicana (e trumpiana) più ideologica.

Sandra O’Connor apparteneva a un’altra epoca, un’epoca in cui era possibile essere conservatori ma non di destra estrema; essere anche reazionari ma rispettare la legge e i diritti di chi non la pensa come te. Oggi non è più così.

19 Dicembre 2023


Fonte https://ytali.com

Stefano Rizzo

Stefano Rizzo. Giornalista, romanziere e saggista specializzato in politica e istituzioni degli Stati Uniti. Già Sovrintendente dell’Archivio storico della Camera dei deputati, ha insegnato per diversi anni Relazioni internazionali all’Università di Roma “La Sapienza”. E’ autore di svariati volumi di politica internazionale: Ascesa e caduta del bushismo (Ediesse, 2006), La svolta americana (Ediesse, 2008), Teorie e pratiche delle relazioni internazionali (Nuova Cultura,2009), Le rivoluzioni della dignità (Ediesse, 2012), The Changing Faces of Populism (Feps, 2013). Ha pubblicato quattro volumi di narrativa; l’ultimo è Melencolia (Mincione, 2017

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Immagine di copertina: Ronald Reagan con Sandra Day O’Connor, 15 luglio 1981 (Reagan White House Photographs)

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Stefano Rizzo. Giornalista, romanziere e saggista specializzato in politica e istituzioni degli Stati Uniti. Già Sovrintendente dell'Archivio storico della Camera dei deputati, ha insegnato per diversi anni Relazioni internazionali all'Università di Roma "La Sapienza". E’ autore di svariati volumi di politica internazionale: Ascesa e caduta del bushismo (Ediesse, 2006), La svolta americana (Ediesse, 2008), Teorie e pratiche delle relazioni internazionali (Nuova Cultura,2009), Le rivoluzioni della dignità (Ediesse, 2012), The Changing Faces of Populism (Feps, 2013). Ha pubblicato quattro volumi di narrativa; l’ultimo è Melencolia (Mincione, 2017)

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