Franz Kafka. Centenario della morte

Metamorfosi di Franz KafkaMetamorfosi di Franz Kafka

La Metamorforsi di Kafka è ancora attuale


di Ermisio Mazzocchi

Franz Kafka. Centenario della morte
Franz Kafka. Centenario della morte

FRANZ KAFKA Quando lessi per la prima volta, in età giovanile la “Metamoforsi” di Franz Kafka, di cui oggi ricorre il centenario della sua morte, avvenuta il 3 giugno del 1924, ne rimasi fortemente impressionato.

Il personaggio chi è

Fui preso da un sentimento di angoscia, che cresceva a mano a mano, mentre procedevo nella lettura del racconto, per la situazione drammatica e incomprensibile, in cui si dibatteva il personaggio, divenuto un insetto orribile, prigioniero della sua famiglia e della sua solitudine ed escluso dalla società.

Ho riletto in questi giorni alcune pagine di quel fantasioso e tragico racconto e ho rivissuto le stesse emozioni di allora, quella sensazione di solitudine di chi è abbandonato dai suoi simili e, soprattutto, da chi è più vicino.

Sono stato preso dall’angoscia, avendo la consapevolezza che la condizione esistenziale dell’insetto è una metafora della vita.

Il pensiero mi è andato a quanti sono abbandonati, ai poveri, ai giovani senza futuro né una speranza agli anziani soli, a cui è negato l’affetto dei propri cari, ai portatori di handicap, rifiutati dalla società, a quanti fuggono dalla povertà e dalle guerre e non hanno più una patria.

E non basta avere un rifugio sicuro, quando esso diventa una prigione, un isolamento dal mondo, che accentua il sentimento di solitudine, di insicurezza, di inadeguatezza.

L’alienazione

La situazione morale in cui vive il personaggio del racconto rappresenta la condizione di alienazione che è propria dell’uomo dell’età contemporanea.

Molti si ritraggono nella loro “tana” calda e sicura, così come agisce il personaggio del racconto, ma è proprio qui che essi vivono con più drammaticità il loro isolamento, nella consapevolezza che gli altri sono indifferenti se non addirittura ostili, né le “mura”, dalle quali credono di essere difesi da un probabile nemico, sono un baluardo sicuro.

I nemici sono all’interno delle stesse mura oltre che all’esterno. Non si può sfuggire dalla condizione di paura e di precarietà. Anche ogni tentativo di ricostruirsi una nuova vita non può che produrre una nuova delusione e sconfitta.

La vita ti immette nel suo ingranaggio distruttivo e vanifica qualsiasi possibilità di rinascita.

“Aveva dunque molto tempo davanti a sé per riflettere indisturbato su come organizzare la sua nuova esistenza. Ma la stanza alta e spaziosa nella quale era costretto a giacere appiattito al suolo lo intimidiva” Gregor, il tragico personaggio delle Metamorfosi, ora orrendo insetto, si rende conto dell’impossibilità di dare alla sua esistenza una via di uscita.

L’incomunicabilità

La non accettazione di sé, soprattutto da parte dei suoi familiari, in particolare del padre- padrone, rende ancora più tragica la sua solitudine e la sua infelicità.

Questa situazione esistenziale, letta in chiave metaforica, apparteneva e appartiene a quell’umanità sofferente che aspira a migliori condizioni di vita.

A quanti erano e sono vittime di leggi e di sistemi economici che opprimevano e opprimono l’individuo privandolo della sua dignità e relegandolo in una condizione di inferiorità e subordinazione.

E’ il dramma allo stesso tempo del “diverso” che non riesce a comunicare con i propri simili, a comprendersi e che vive in un perenne stato di angoscia.

E’ il dramma contemporaneo di quanti sono considerati esseri inferiori, spregevoli e, per usare un termine di Kafka, “schifosi”, vittime dell’egoismo e della ingratitudine, sentimenti molto diffusi nella società, una società disumanizzata dove sono calpestati i diritti dei più deboli, e gli emarginati sono visti come esseri fisicamente mostruosi, come mostruoso è il personaggio-insetto kafkiano.

Anche lo spazio in cui il personaggio è costretto a vivere dopo il suo mutamento, angusto e soffocante, può diventare metafora dei limiti imposti a quella umanità martoriata da regimi dittatoriali, afflitta dalla fame e dalla miseria, che aspira a rompere le barriere e condurre una vita dignitosa.

La metamorfosi di Gregor ci permette di capire quanto sia importante comunicare, avere un senso di empatia verso gli altri, sentimento che il più delle volte tendiamo a soffocare e che costituisce, invece, l’ingrediente principale per costruire una società a misura d’uomo.

La metamorfosi

La metamorfosi può essere anche intesa come trasformazione di un essere umano in un altro, un cambio di “casacca”, si direbbe oggi, un passaggio da una condizione sociale, economica, politica a un’altra che avviene per diverse cause, una mutazione che spesso induce a comportamenti e scelte talvolta in contraddizione con il proprio passato e porta a negare ciò che si è stati.

Una pratica che in questa nostra epoca è molto diffusa e talvolta lascia indifferenti, come nel racconto lo furono i familiari di Gregor verso il suo mutamento.

La Metamorforsi di Kafka potrà ancora appassionarci nella sua lettura oltre che per l’originale interpretazione dell’animo umano e il suo realismo, anche per la sua particolare attualità.

1 giugno 2024

Note Bio di Kafka
Franz Kafka nacque nei pressi della Piazza della Città Vecchia di Praga, il 3 luglio del 1883, primogenito di sei figli, da una famiglia ebraica aschenazita.
Il padre, Hermann Kafka (1852–1931), un macellaio rituale, originario di Osek , e, in seguito, si trasferì con
la famiglia a Praga.
Hermann e Julie ebbero sei figli, di cui Franz era il maggiore. Due suoi fratelli, Georg e Heinrich, morirono
durante l’infanzia prima che Franz compisse sette anni; le sue tre sorelle furono Gabriele (“Ellie”)
(1889–1942), Valerie (“Valli”) (1890–1942) e Ottilie (“Ottla”) (1892–1943).
Tutte e tre saranno vittime della Shoah: le prime due furono deportate dai nazisti nel ghetto di Łódź e poi uccise nel vicino campo di sterminio di Chełmno nel 1942, mentre la terza, internata dapprima nel ghetto di Terezín, morì nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1943. Stessa sorte subì la sua fidanzata, Milena Jesenska, giornalista, scrittrice, deportata a Ravensbruck, in Germania, dove morì nel 1944.
Nel marzo del 1924, la tubercolosi di cui Kafka soffriva peggiorò e si recò per cure in un ospedale di
Vienna dove morì il 3 giugno 1924.

Franz Kafka note bio in video

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Ermisio Mazzocchi

ByErmisio Mazzocchi

Ermisio Mazzocchi: nato a Vetralla (VT) il 7 agosto 1946. E' laureato in Filosofia presso l'Università di Roma "La Sapienza". Nel 1972 è dirigente nel PCI nella Federazione di Frosinone. Dal 1985 assume l'incarico di Presidente della Confederazione italiana coltivatori (oggi CIA) che lascerà nel 1990 per ricoprire incarichi politici nel Comitato regionale del PCI e in seguito PDS del Lazio. Si è occupato di agricoltura e dei suoi prodotti come Presidente della Consulta regionale e nell'ambito dell'ARSIAL. Nel 2004 tiene su incarico dell'Università di Cassino un corso sul tema "Storia della bonifica pontina". Nel 2003 pubblica il suo primo libro sulla storia dei partiti cui segue il secondo nel 2011 sullo stesso tema. Il suo impegno politico è nel PD. Studia avvenimenti storici ed economici.

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